La notizia è di oggi: l’edizione 2017 MONDOMERLOT non si farà. Forse tornerà il prossimo anno con una formula diversa. Forse. Lo ha annunciato ai giornali il sindaco di Aldeno Nicola Fioretti.
Non so se e come, in futuro, il Merlot tornerà in mostra ad Aldeno. Ma questa notizia non mi fa piacere. E la ascrivo al clima generale in cui sembra imbevuto il trentino enologico. Un clima di decadenza, da cui non si salva alcuno.
MONDOMERLOT è stata una delle rare manifestazioni vinicole di qualità – insieme alla Mostra di Cembra dedicata al Mueller e al Settembre Rotaliano – che in qualche maniera negli ultimi vent’anni ha tenuta alta la reputazione del vino trentino. E’ vero, sia a Cembra che ad Aldeno, sbagliando, fin dal nome, il focus  è stato sempre orientato sul concetto delle varietà (fra l’altro internazionali), anziché su quello di territorio. E questo, sono convinto sia, e sia stato, un errore. E tuttavia, MONDOMERLOT per la cura e la professionalità con cui è sempre stato organizzato e gestito e per il credito nazionale e internazionale che si è guadagnato nel tempo, mi è sempre apparso come una boccata di ossigeno. Una boccata di ossigeno che quest’anno ad Aldeno non si respirerà.
Aldeno è una terra con grandi tradizioni enologiche alle spalle, e non solo per il Merlot; per esempio mi viene in mente la pratica diffusa, quasi domestica, della spumantizzazione classica. E mi chiedo: ma davvero, in una terra come questa, con una cantina sociale fra le più innovative del Trentino, guidata da uno degli enologi più geniali del territorio, Walter Webber, e il cui presidente, Alessandro Bertagnolli, è anche a capo di Consorzio Vini del Trentino, e dove perfino i vignaioli indipendenti della Fivi del Trentino hanno deciso di aprire i loro uffici e il loro emporio collettivo, come è possibile che non si siano sapute trovare le risorse adeguate, le idee giuste, le forze necessarie, per andare avanti? Me lo chiedo, perché se nemmeno ad Aldeno si trova il modo per mettere qualche puntello alla reputazione enologica locale, allora forse è davvero il caso di chiudere baracca e burattini. E di dedicarsi esclusivamente all’imbottigliamento di Pinot Grigio industriale.
Ma mi chiedo anche: Consorzio Vini del Trentino non si è ancora stancato di stare a guardare, immobile, questo decadimento senza fine? Figlio, ne sono convinto, anche della scelta di palazzo Trauttmansdorff, adottata sciaguratamente  con la complicità di Trentino Marketing e dall’assessorato all’Agricoltura, di rinunziare alla promozione locale e alla politica di territorio, attività sbrigativamente rubricate come “animazione territoriale” e cedute, si fa per dire, alla Strada del Vino e dei Sapori. Che fa quel che può e che quel che può lo fa anche bene. Ma a cui non si può chiedere di occuparsi, interamente  o anche solo parzialmente, di compiti che invece sono precipuamente ed esclusivamente del Consorzio dei Produttori. Come del resto avviene in ogni distretto vinicolo che si rispetti. E MONDOMERLOT è una fra queste cose; una di quelle cose di cui dovrebbe, avrebbe dovuto, occuparsi interamente Consorzio Vini. Che invece appare troppo impegnato a curare gli interessi dei grandi brand aziendali da promuovere a ProWein e a Vinitaly.

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