(Per il lettore: il nonno Romolo del titolo, che mi ha ispirato queste poche righe, è quello evocato nel post di Anna Fasciani dell’altro giorno: quel nonno che in un bicchiere non ci trova il cuoio, ma solo il vino).
Ci sono sempre molteplici livelli di lettura: pensiamo ai libri, dal Conte di Montecristo alla Bibbia, dalla Divina Commedia a Romeo e Giulietta. Si possono leggere in metropolitana per ammazzare il tempo, o si può dedicare loro una vita intera.
Ricordo anche, alla Tate Modern, la prima volta che ho visto un Pollock: artista che, avviluppato nella mia ignoranza laocoontica, allora proprio non conoscevo. Sono rimasto affascinato da quel gioco di macchie di colore; e il bello è che non ho ancora capito perché: era semplicemente un’emozione. Ma c’era un pensiero, l’espressionismo astratto e l’action painting dietro quell’emozione.
Dunque è un pezzo che siamo abituati a leggere un’opera d’arte su più piani e lo stesso accade, mutatis mutandis, per il vino e il cibo.
Ci stanno tutti i livelli possibili.
Se però nel costruire un piatto, un vino d’autore ci si dimentica di nonno Romolo, si rimane con la lisca fritta; o con il vino imbevibile figlio di talune operazioni intellettuali.
Un po’ come rimanere con l’orinatoio di Duchamp: ma senza gli strumenti per capirlo, e un unico, ben preciso, possibile utilizzo in mente.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.