È il cuore della Milano storica, la più autenticamente elegante, di una ricchezza felpata espressa ma non urlata. Siamo a Brera in via Montebello, a due passi dalla questura, dove un fioraio convive con un locale dall’atmosfera rétro.
Sono qui per la presentazione di un Chianti, il Casale dello Sparviero. Prende il nome da due sparvieri che nidificano nelle vicinanze del casale di proprietà dell’azienda e che oggi funge da agriturismo. È di Castellina in Chianti: ed è un po’ un colpo basso per me. Mi ricordo una bellissima vacanza di quando avevo poco più che vent’anni, la prima con la fidanzata, su una Dyane arancione, in un casale proprio a Castellina. Paesaggi, profumi e ricordi che mi porto dietro ancor oggi.
Il Casale dello Sparviero è composto per il 90% da Sangiovese e per il 10% da Pugnitello, un’uva autoctona, si narra del tempo degli etruschi, che conferisce il vino una maggiore acidità e tannicità.
Il Casale dello Sparviero Gran Selezione Ada Andrighetti 2012 è trasparente, con un colore rubino intenso; è fine, complesso, con sentori di amarena, prugna e pepe nero. Al gusto è equilibrato, di corpo, con tannini leggeri.
Tutt’altra cosa il 2013. Colore più carico e meno trasparente con riflessi porpora. Molto più presente la frutta, la prugna è più potente: meno fine del precedente, se vogliamo, ma più intenso. Lo stesso accade per il corpo del vino e per la tannicità, che emerge più prepotente. Un vino di razza, che probabilmente avrà bisogno ancora di qualche anno di invecchiamento per dare il meglio di sé.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.