C’è molta attesa fra i viticoltori, e non solo fra quelli cooperativi, per gli esiti del consiglio di amministrazione Cavit, che si riunirà a Ravina fra pochi minuti (alle 16). Dalla seduta di oggi ci si attende, finalmente, un’indicazione definitiva su alcune questioni che hanno determinato lo stallo politico di Consorzio Vini del Trentino.
Sul tappeto c’è il tema della presidenza dell’ente di tutela, vacante da due mesi dopo le dimissioni di Alessandro Bertagnoli. E la revisione del protocollo di difesa integrata. Due questioni intimamente collegate. Bertagnoli, infatti, ad ottobre sbatté la porta del consorzio per non avallare la controriforma del sistema di lotta fitosanitaria in vigore in Trentino; controriforma voluta da una parte consistente dell’arcipelago Cavit, a partire dalle cantinone lagarine, ancora nel panico dopo il flagello, più temuto che reale, della peronospora che ha infestato il vigneto nell’estate 2016. Il presidente bio – vegano, che ora ha lasciato anche il vertice della Sociale di Aldeno, convinto che l’unica strada per accrescere la reputazione della viticoltura trentina fosse quella della sostenibilità spinta, sorretta da un protocollo rigoroso e unico in Italia, si oppose, fino alle dimissioni, al via libera ad alcuni prodotti chimici su cui pesava, e pesa, il sospetto di un possibile impatto tossico. Un galantuomo. Un vero galantuomo con la schiena dritta.
Oggi il CdA di Cavit che controlla la maggioranza dei voti in Consorzio, potrebbe, ma non è detto, decidere di dare la linea. Indicando il nome del nuovo presidente e soprattutto chiarire la posizione del consorzio sulla riforma del protocollo di difesa. Per il momento sembra esclusa la reintroduzione della molecola del Folpet, mentre sono state già registrate aperture significative per un altro prodotto, il cui principio base è molto discusso, il Delan Pro, il cui impiego in viticoltura dovrebbe essere autorizzato dal Ministero a partire dalla prossima campagna fitosanitaria.
Uno sblocco della situazione che oggi sembra più vicino anche grazie al vantaggio psicologico che Cavit, con il petto rigonfiato dalle performance di bilancio sua e delle sue consociate nell’annata 2015 – 2016, sembra avere sul resto dell’arcipelago vitivinicolo trentino. E quindi potrebbe essere proprio il consorzio di Ravina, oggi, a dare la linea politica a Consorzio Vini del Trentino