Questa foto è stata scattata giovedì 15 dicembre all’interno della Cantina La-Vis, giusto il giorno prima di una delicata assemblea dei soci.
Se c’è qualcosa di cui la La-Vis, oggi, non ha bisogno, è di un’immagine come questa.
Per molti anni, fino al limitare del precipizio, questa cooperativa ha subito disinvoltamente, e forse, ma fino ad un certo punto, ingenuamente, l’occupazione manu militari della politica.
Rivedere, ancora una volta, le facce dei politici e del loro triste cortocircuito mediatico fra le mura e le barriques della La-Vis fa impressione. Anzi è impressionante. Mi fa tornare in mente i brindisi a suon di Aquila Reale di Dellai e Mellarini, e del discusso, e discutibile, establishment lavisano nei corridoi di piazza Dante. Mentre la coop si stava inabissando. Ed era solo ieri.
È un’immagine che non promette bene. Perché esprime la continuità culturale e morale, ed estetica, con una stagione sciagurata che ha portato fino all’agonia i territori avisani e cembrani. E’ la rappresentazione iconica del malvezzo occupativo della politica trentina sull’economia, soprattutto quella cooperativa, e sulla società civile delle periferie.