I numeri della vendemmia 2016, elaborati da Consorzio Vini del Trentino e rilasciati nella giornata di oggi, non rivelano particolari novità né rispetto al passato né rispetto alle aspettative. Se non perché evidenziano una riduzione, abbastanza consistente, del raccolto rispetto all’annata 2015 e alla media degli ultimi dieci anni: la peronospora e le difficoltà incontrate durante il periodo della allegagione, infatti, hanno inciso pesantemente sulle rese. Pinot Grigio (-8%), Teroldego (-13 %) e Merlot (-16 %) sono le varietà che ne hanno risentito maggiormente.

Nel 2016 il vigneto Trentino ha prodotto 1 milione 156 mila quintali di uva, – 5 % rispetto all’annata precedente (1.217.000 q.). La terza peggior vendemmia, ragionando in quantità, del decennio, dopo quella del 2014 (1.025.000 q.) e quella del 2012 (1.060.000 q.).

Le notizie, in fondo, finiscono qui. Perché per tutto il resto anche la vendemmia 2016 ha confermato il profilo ampelografico consolidato del Trentino: la bacca bianca e le varietà internazionali ne definiscono minuziosamente un ritratto orientato alla produzione industrialista e ai mercati esteri. Le uve bianche costituiscono ormai il 77 % della vigna provinciale. Due punti percentuali in più rispetto alla consistenza dello scorso anno. Quindi la crescita tendenziale della bacca bianca continua inarrestabile, soprattutto ai danni della bacca rossa autoctona. Ormai ridotta al lumicino: mettendo insieme tutte le variretà territoriali si arriva malapena al 12 %. Il settanta per cento della vigna trentina, invece, è coltivata con tre varietà bianche internazionali: Pinot Grigio (31 %), Chardonnay (28 %) e Mueller Thurgau (10 %). Per la quale, un po’ sorprendentemente, si registra una crescita di due punti percentuali. Il resto delle uve è spappolato in una miriade varietale prodotta in volumi assai poco significativi.

La vendemmia 2016 in Trentino – Consorzio Vini del Trentino