Mi rendo conto che è tremendamente imbarazzante, rompere il palle durante la notte di Natale. Ma a volte ti ci tirano dentro. E allora la responsabilità si attribuisce naturalmente a chi ti spinge sul limitare del precipizio polemico. Non a te che ci cadi dentro come un mona. Nelle polemiche e nelle astiosità. Anche nella notte del bambinello.
Vengo, anzi vado, al dunque.
Cosa ci faceva ieri sera (ieri sera almeno per i telespettarori della trasmissione Fiammiferi andata in onda su Trentino TV), ieri antivigilia di Natale, il bambinello Michele Dallapiccola, assessore all’Agricoltura e al Turismo del Trentino, seduto sulle poltrone trapuntate di milioni (170, secodo il bilancio 2016) del salone di rappresentanza di Cavit, la multinazionale industrialista del vino, e del vino non solo trentino?
Si faceva intervistare da un noto giornalista dal prestigioso e ombroso passato politico, che gli rivolgeva garrulo domandine compiacenti, chiamandolo per nome: Michele (a quando Michelino o  Micheluccio?). Come si fa nelle chiacchierate fra amici, al Bar dello Sport o al Circolo Giuseppe Stalin, ad ore troppo tarde della sera e dopo troppi bicchieri di Albana: Michele.
Mi chiedo per quale ragione un assessore, che riveste un ruolo istituzionale di primo piano, si faccia intervistare così amichevolmente, così comodamente, così sdolcinatamente, seduto, apparentemente perfettamente a suo agio, sulle poltrone comodose del salottino lindo di un grande gruppo industriale.
Non entro nel merito degli argomenti e delle argomentazioni, per lo più facilmente contestabili, che hanno intessuto la melensa trasmissione in odore di redazionale natalizio (“il territorio è una declinazione dell’ambiente” (?), tanto per citarne una). Non lo faccio perché questa è la notte del bambinello, e anche io fra un po’ avrò il mio bel da fare a scartare regali
Ma che tristezza vedere giornalisti e politici – assessori chiamarsi per nome, alludendo a confidenziali, troppo confidenziali, frequentazioni. E, soprattutto, assessori seduti sulle poltrone imbottite di milioni  di una grande multinazionale offrirsi felicemente al dolciume confettoso e brodoso di interviste compiacenti e compiacute.
A parte il fatto che Cavit rappresenta solo la metà della vitivinicoltura trentina, divisa come è almeno in tre tronconi che si ispirano ad altrettanti modelli politici, gli uni contro gli altri armati. Ma, a parte questo, anche se Cavit, da sola, rappresentasse la totalità della viticoltura trentina (e non solo trentina), la politica farebbe bene a starsene alla larga. Almeno nei simboli. Perché i simboli sono importanti. Rifiuando le commistione di funzioni e di ruoli. Ed evitando come la peste le sirene pelose e interessate di chi la invita nei salottini brandizzati a cantare il canto inutile e onanistico della propaganda. Perchè alla politica, e in questo caso agli assessori, compete il compito di dare voce e immagini ai sogni. Ai sogni dei cittadini. Non degli industriali. Anche se questi industriali sono industriali cooperativi. Perché il posto della politica, almeno in un contesto occidentale e democratico, sta nel mezzo. E’ il luogo della terzietà che allude all’interesse generale. E’ il luogo della garanzia. Per tutti. E sfido chiunque a dimostrare che quel luogo, oggi e in Trentino, coincida con le poltoncine bianche e morbide di Ravina. Perchè alla politica compete il dovere di vedere orizzonti e di declinarli in Piani e Progetti.  E solo il buon Dio sa, quanto il vino trentino abbia bisogno di Piani e di Progetti. Condivisi. E allo stesso modo il solito buon Dio sa anche che l’ultima cosa di cui il settore ha bisogno sono la propaganda, i luoghi comuni, le marchette. E la declinazione a vanvera  (a cazzo) della parola territorio.
Buona nottte (e buon natale) assessore, ora vado a scartare i regali. Sotto l’albero c’è anche una prezioa scatola verde di Cavit autografata dal gentile, e amico (almeno spero), direttore di Ravina. Ma io non sono un assessore. E posso permettermelo. Perché sono solo un povero pirla di campagna. Lei, lei no: Michele, Michelino, Micheluccio.

Puntata integrale di Fiammiferi condotta da Mario Malossini del 23 dicembre 2016

n.b. : ringrazio la dolce amica Daniela Bersani che mi ha segnalato la trasmissione Fiammiferi del 23 dicembre