Ma se qualcuno l’estate scorsa, durante l’emergenza peronospora, in un modo o nell’altro avesse fatto il furbetto, usando principi attivi non conformi al protocollo ora cosa succederebbe?
Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: non è successo niente, è solo una semplice domanda. Astratta. Una specie di esercizio scolastico.
Ma rimanendo, per gioco, nel campo delle ipotesi: tu potresti avere il protocollo più bello del mondo – come sostiene qualcuno- , ma se non venisse rispettato sarebbe del tutto inutile; anzi sarebbe un danno anche per chi fosse comportato bene.
E se fosse successo davvero?
Semplice, si potrbbe tacere, non dire niente ad alcuno e procedere come se niente fosse accaduto; ma la vedo dura: i nostri paesi sono piccoli e bastardi e di conseguenza come dice il proverbio la gente mormora…; quindi la notizia comincerebbe a girare in fretta: perchè, ammettiamolo, chi resisterebbe alla goduria di bisbigliare all’orecchio dell’amico che il tal dei tali è stato trovato positivo al protocollo test? Nessuno, credo e mi ci metto anch’io. E allora alè, tutti a divertirsi a giocare allo sport preferito: sentenziare, mettere alla gogna il tizio sospetto e gridargli alle spalle·  la devi pagare! E giù epiteti, è già successo per altre questioni.

Aldilà però delle chiacchiere da bar dello sport che possono appassionare o impietosire, il CdA dell’ipotetica cantina sociale che dovesse trovarsi sul tavolo una simile patata bollente da gestire, secondo voi, come si dovrebbe comportare? Essere duro, inflessibile e cacciare dalla compagine sociale il socio reo di aver violato il protocollo? Oppure scegliere di essere misericordioso e perdonare quel contadino?

Veramente un dubbio amletico.

Ma se alla fine si si decidesse di chiudere entrambi gli occhi, come sarebbe possibile per quella società pretendere poi rigore e rispetto del protocollo o di qualsiasi altro regolamento emesso per i prossimi anni?