Oggi, mentre a Palazzo Trauttmansdorff si brindava gioiosamente – almeno in apparenza – all’elezione alla presidenza di Consorzio Vini del Trentino di Bruno Lutterotti (presidente di Produttori Toblino, presidente di Cavit, presidente di Cantine Palazzo, padrone dello spumantificio tedesco Kessler e da qualche giorno anche della storica cantina oltrepadana La Versa)  e all’ingresso in CdA del presidente di La Vis Pietro Patton e di quello di Mori Colli Zugna Paolo Saiani, dalla loro trincea blindata di Aldeno i Vignaioli del Trentino, a cinque giorni esatti dalla loro assemblea di lunedì scorso, scagliavano una bomb(ett)a contro il sistema: un comunicato stampa con il quale sigillavano la rottura definitiva (almeno per ora) dal Consorzio che in quel preciso momento stava per diventare l’ultimo e più prestigioso possedimento reale di Lutterotti – il Presidente di Tutto.
L’assemblea dei soci di Lorenzo Cesconi, si apprende dalla nota stampa ad orologeria, oltre ad aver approvato un “disciplinare” alternativo a quello del Trentino, una sorta di codice deontologico che i vignaioli di area FIVI si impegnano a rispettare, ha infatti stabilito anche l’obbligo di recesso da Consorzio Vini del Trentino per i vitivinicoltori che ancora aderiscono ad entrambi gli enti consortili: ad oggi poco più di venti.

OGGI: INCOMPATIBILITÀ

 alla luce di alcuni recenti fatti di cronaca – e nello specifico il tentativo da parte del Consorzio di Tutela vini del Trentino di offrire un posto nel proprio cda a un Vignaiolo in maniera non concertata con il Consorzio Vignaioli del Trentino – l’Assemblea dei Vignaioli del 20/02/2017 ha deciso che tutti i soci del Consorzio Vignaioli del Trentino recedono da Soci del Consorzio di Tutela Vini del Trentino

DOMANI: DIALOGO PARITETICO

Nessun intento polemico  si tratta di fatto di una scelta compiuta già due anni fa e ora ribadita, anche alla luce del fallimento di ogni nostra richiesta di dialogo. I Vignaioli del Trentino vogliono partecipare alle decisioni strategiche sulla tutela, la valorizzazione e la promozione dei vini trentini, ma vogliono farlo in modo legittimato e rappresentativo, non occupando posti in organi nei quali non possono avere nessun peso e che da decenni assumono
decisioni contrarie all’interesse della viticoltura di montagna, artigianale e di qualità. C’è l’idea che i piccoli, nonostante producano vini che danno valore al marchio territoriale, siano inutili. Al momento, date le circostanze e nostro malgrado, crediamo che questo sia l’unico modo per tutelarci come Vignaioli e per dare voce al nostro modo di intendere la vitivinicoltura trentina, così come emerge dal Manifesto. Spero che possa riprendere presto il dialogo e che nasca un Consorzio di Tutela – o almeno un luogo di confronto – paritetico ed interprofessionale in cui tutti,
anche i piccoli produttori, possano dire la loro. Credo che un metodo di lavoro più collegiale non possa che fare bene alla vitivinicoltura trentina e alla reputazione del nostro marchio territoriale

IDENTITÀ E DENOMINAZIONI

Impone ai Vignaioli del Trentino di apporre sulle proprie bottiglie il logo della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ( FIVI), che identifica i vini prodotti in maniera artigianale da un Vignaiolo che ha seguito personalmente tutta la filiera produttiva. E’ questa la prima garanzia per i vini dei Vignaioli. Inoltre, il Manifesto vieta ai Vignaioli la rivendicazione della IGP Delle Venezie – salvo per le varietà escluse dalla DOP Trentino e dalle
IGP Vallagarina e Vigneti delle Dolomiti – e della nuova DOC Venezia

PRODUTTIVITÀ

i Vignaioli riconoscono che per produrre meglio si deve produrre meno. Per questo il Manifesto impone di ridurre i valori di resa/ha di almeno il 20% rispetto ai valori di produzione delle DOC in vigore in Trentino

TECNICHE DI CANTINA

il Manifesto impone ai Vignaioli di adottare tecniche enologiche rispettose dell’integrità e della naturalità dei mosti e dei vini, riducendo al minimo i solfiti. Inoltre si prevede che nella produzione di vini fermi la resa uva/vino non può superare il 70% mentre per la produzione delle basi spumante la resa uva/mosto deve essere inferiore al 60%. L’affinamento delle basi per metodo classico Trento DOC deve durare almeno 24 mesi (contro i 15 mesi previsti dal disciplinare della DOC).

PAESAGGIO, CHIMICA E BIOLOGICO

Individuare i territori più adatti ad una viticoltura sostenibile senza pratiche di forzatura. Impegna inoltre i Vignaioli a conservare i caratteri originali del paesaggio locale e ad adottare approcci gestionali sostenibili, perseguendo la transizione ad una gestione biologica del vigneto, l’abolizione dell’uso dei concimi chimici di sintesi e del diserbo chimico. Impegna inoltre i Vignaioli a tutelare la coltivazione di varietà autoctone, storiche e resistenti (anche come rimedio all’uso di trattamenti nelle zone antropizzate) e ad effettuare la vendemmia esclusivamente a mano.

PAROLE D’ORDINE

artigianalità, territorialità, qualità, sostenibilità.