Organizzazione vitivinicola: comunque sia un passo in avanti rispetto al nulla perdurante da anni
A bocce ferme si può cominciare a tirare qualche somma su quanto è successo ultimamente nelle due organizzazioni che interpretano la politica vitivinicola trentina. Invero ce ne sarebbe stata anche una terza, quella dei Commercianti-Industriali storici che ormai si contano sulle dita di una mano, ma che di fatto si sono intruppati nella strategia dell’armata cooperativa. I poli del pensiero quindi, restano due: le Cantine sociali con il Consorzio Vini e i Vignaioli con il Consorzio loro. Il primo, più che un polo è un’aggregazione maggioritaria dove convergono aziende che hanno vedute anche molto diverse, unita da determinati interessi. Il secondo è un polo vero con vedute omogenee e linearità di pensiero ed azione, con qualche eccezione. Vediamo di capire meglio, allora.
Super presidente
Le pluri-presidenze di Lutterotti sono importanti per il Consorzio Vini sia perché rinforzano un Organismo in deficit di tante cose (ma al top in una), sia perché le diverse anime che Lutterotti rappresenta possono più facilmente trovare una sintesi nei probabili passaggi che verranno. Passaggi, non un’autostrada, ma nemmeno campi minati. C’è da credere, infatti, che i due nuovi booster (Saiani e Patton) gli saranno vicini nella politica di territorio e gli stessi Vignaioli – pur confermando il rifiuto di stare in quel CdA – potrebbero assumersi responsabilità qualora cambiassero gli equilibri interni e intanto collaborare se arrivassero dei segnali di più chiara separazione fra tutela e valorizzazione delle produzioni locali e business industriale.
Vignaioli costretti
Per il nostro Paese i Vignaioli (FIVI, ecc.) sono molto importanti e lo sono anche per il Trentino. Più di altri hanno il dovere della coerenza, addirittura la costrizione alla coerenza, pena il flop. Infatti, mentre il management dei grandi complessi può assorbire errori anche gravi, il piccolo produttore se sbaglia, rischia di auto eliminarsi. Costrizione per costrizione, anche il Consorzio dei Vignaioli è obbligato a dare l’aut aut ai propri aderenti: o con noi o con il Consorzio Vini. Eppure qualcuno è costretto a tenere i piedi in due scarpe a causa della propria … intraprendenza, ossia per essere riuscito ad allargarsi su mercati magari molto lontani, disciplinati da regole particolari. E qui scatta la necessità di avere un’assistenza professionale efficiente ed efficace. L’assistenza offerta ai Soci dal Consorzio dei Vignaioli è in crescita, ma che non può ancora competere con quella del Consorzio Vini, in mano ad uno dei migliori professionisti sulla piazza nazionale. Per questo al momento è inevitabile la doppia adesione e va capita.
Quali prospettive?
La via maestra resta quella del dialogo con intento costruttivo e rispettoso dei rispettivi ruoli, aperto anche a nuove opportunità, dialogo che dovrebbe verosimilmente continuare dopo che ambedue le parti hanno confermato le proprie posizioni lasciando aperta la porta ad auspicate confluenze se non a breve, almeno nel medio periodo. Se i due presidenti si parlassero, non servirebbe alcun ambasciatore, nemmeno se plenipotenziario, a sostenere l’incontro. Semmai, questa o queste figure potrebbero avere un ruolo di collegamento e spiegazione alle parti laddove l’auspicato incontro dovesse avere un altrettanto auspicata prosecuzione del dialogo. Stavolta esteso alle due rispettive basi.