Un vino è eccezionale, quando ci si siede in poltrona, si degusta, si chiudono gli occhi e si vede l’immenso
G. Tachis.

Vi siete mai trovato di fronte ad un vino che sapete per certo di non riassaggiare più? Questo è uno di questi rari casi. Allora cerchi di carpirne tutte le sfaccettature per conservarle in un cassetto nella memoria e custodirlo per sempre con la consapevolezza di essere un privilegiato ed un’uomo fortunato.
Campolucci Sangiovese 1999 Igt – Mannucci Droandi, seconda annata e ultima del Maestro Tachis con 13,0% vol. – Sangiovese 70% e Cabernet 30%. Un po’ anche sulla scia del momento (penso al lavoro sul Tignanello). Qui il Tachis selezionava personalmente i grappoli e le zone da usare. Un anno in legno (solo il 30% nuovo) e un anno in bottiglia. Un vino capace di evocare un territorio particolare e vocatissimo.
Questa frase racchiude l’essenza del pensiero che mi onora di degustare questo vino.
Molto spesso i sogni diventano realtà, basta volerlo, questo lo custodirò per sempre tra quelli più cari. Con riverenza ci troviamo davanti ad un vino vivo e delicato. Le sue sensazioni sono eleganti e ben espresse. Questo vino sa di tradizione e di Toscana, terziario dolce, cannella scorza di arancia rabarbaro, sottile china, pepe, delicata sensazione di chiodo di garofano, carrubo. Viola secca, cuoio, caffè in chicco, frutti di sottobosco, ciliegione di Vignola e di confettura di mirtilli. Il cuoio perviene una volta avvenuta soddisfacente ossigenazione, lo riassaggio dopo 24 ore dell’apertura di ieri sera. In bocca è strutturato, rotondo, morbido ed avvolgente di terra bagnata. La maturità gli ha donato complessità e compiutezza. All’apice della sua vita, possiede una lunghezza rilevante e un retronaso di rabarbaro invitante. Di certo ci mangerei una Fiorentina cotta alla giusta maniera.

Un ricordo immenso!