Sono stati diffusi nei giorni scorsi i numeri che disegnano il profilo commeriale del FRANCIACORTA (DOCG). Si tratta dei numeri rilevati dall’osservatorio del Consorzio bresciano che riguardano, purtroppo, solo i volumi e non i valori.
Nel 2016 sono state vendute 17 milioni e 400 mila bottiglie. Una flusso commerciale che segna un incremento del 6 % rispetto all’anno precedente. In crescita dell’11 % la tipologia Rosé e del 14 % la tipologia Saten. Incremento a due cifre per le esportazioni: +15%. I mercati esteri dove il Metodo Classico bresciano è più apprezzato sono il Giappone, la Svizzera, la Germania e gli Stati Uniti. Performativi anche i paesi Scandinavi che fanno registrare una crescita a tre cifre: Norvegia (+249%) e Svezia (+514%).
Buone notizie dalla Franciacorta anche in tema di sostenibilità: il Consorzio ha stimato che il vigneto a certificazione biologica è pari a 965 ettari. Mentre altri 898 ettari attualmente sono in regime di conversione, al termine della quale, entro tre anni, il vigneto bio franciarcortino rappresenterà il 65% della denominazione.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.