Portare in approvazione entro l’estate la completa revisione dei disciplinari di produzione dell’area del Bardolino e del Chiaretto: è questo l’obiettivo di Franco Cristoforetti, confermato alla guida del Consorzio di tutela bardolinese per il prossimo triennio. A fargli da vice saranno Davide Ronca e Agostino Rizzardi.
“L’idea progettuale su cui si incardina il programma di lavoro per il prossimo triennio – spiega Cristoforetti – ipotizza la totale separazione del Chiaretto, il rosé bardolinese che con i suoi 10 milioni di bottiglie è diventato leader assoluto nella produzione italiana di vini rosati a menzione geografica, dal Bardolino. Le caratteristiche produttive del Chiaretto saranno definite in un nuovo autonomo disciplinare, che tenga conto delle innovazioni stilistiche introdotte con la cosiddetta rosé revolution”.
“Per quanto riguarda la produzione di vini rossi – prosegue Cristoforetti -, il Bardolino, prodotto esclusivamente da uve fresche, escludendo dunque qualunque forma di appassimento, troverà una doppia articolazione in due distinte tipologie di prodotto. Da un lato il Bardolino doc base, che attualmente è intorno ai 16 milioni di bottiglie, manterrà nella sostanza il classico carattere di vino conviviale, pur abbassando le rese in vigna ammesse dal disciplinare. Dall’altro, il Bardolino docg, che oggi rappresenta meno dell’1% della produzione totale della zona, dovrà tornare a valorizzare le singole aree produttive già chiaramente individuate nell’Ottocento, individuando specifici caratteri identitari, che mettano insieme le prerogative di leggerezza tipiche del territorio e una maggiore longevità, requisito che del resto era ben conosciuto già alla fine diciannovesimo secolo, quando le migliori produzioni locali erano esportate nei grandi hotel della Svizzera, dove erano proposte insieme con i rossi borgognoni. C’è un gruppo di lavoro che si sta già impegnando da due anni su questo progetto e i risultati sono assolutamente convincenti”.
“La tecnica dell’appassimento, documentata nella nostra zona fin dalla metà del Settecento e sinora utilizzata marginalmente da alcuni produttori locali per alcuni rossi igt o anche per una parte della pur contenuta produzione dell’attuale Bardolino Superiore – aggiunge il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino -, dovrebbe invece essere indirizzata a una nuova denominazione”.
Insieme con Cristoforetti, Rizzardi e Ronca compongono il consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela del Bardolino Franco Benato, Fulvio Benazzoli, Matteo Birolli, Mario Boni, Piergiuseppe Crestani. Massimo De Rossi, Fabio Dei Micheli, Tiziano Delibori, Giannantonio Marconi, Mattia Piccoli, Silvio Piona e Luca Sartori. All’interno del Consiglio, ma aperto anche a eventuali componenti esterni, verrà istituito un gruppo di lavoro che si occupi dello studio di un progetto di “sostenibilità” del territorio di produzione del Bardolino.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.