Sarà la più grande denominazione di origine europea riferita ad un vitigno e riguarda il territorio del triveneto (Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia): è la DOC “delle Venezie”, il progetto voluto dagli operatori delle filiere vitivinicole trentina, friulana e veneta per affermare e certificare l’immagine del Pinot Grigio in Italia e nel mondo. Un progetto di largo respiro, tenuto a battesimo oggi al Vinitaly dal sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione e dai governatori dei tre territori, Ugo Rossi per la Provincia autonoma di Trento, Deborah Serracchiani per la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia e Luca Zaia per la Regione Veneto. Per Ugo Rossi, intervenuto al Vinitaly con l’assessore Michele Dallapiccola, ha premiato “un gioco di squadra che si basa su un prodotto giá affermato; ora si tratta di consolidarlo e valorizzare nuove opportunità di promozione territoriale. Siamo orgogliosi di essere alfieri e portavoce di un modo di presentarsi nel mondo ed anche di un modo di lavorare che oltrepassa i confini delle regioni. Un grande in bocca al lupo al Pinot Grigio. Se lavoreremo bene come abbiamo fatto, questa diventerà una grande opportunità per tutti i produttori trentini”. “Stiamo dando la fotografia più giusta del nostro Paese” ha aggiunto Deborah Serracchiani. “Dobbiamo puntare a portare sui mercati la qualità – ha detto il governatore del Veneto, Zaia – dobbiamo alzare i prezzi di questi vini. I viticoltori non hanno più alibi, ora hanno una Ferrari in mano con la chiavetta inserita nel cruscotto.” Un plauso per “la lungimiranza che ha portato a questa virtuosa sinergia” ha espresso infine il sottosegretario Castiglione. Soddisfazione per il risultato raggiunto anche da Albino Armani, presidente del consorzio della nuova Doc delle Venezie: “È un momento di svolta importante, frutto di una azione sinergica tra produttori e ministero.”
Il potenziale produttivo del Pinot Grigio nel mondo è pari a 57.000 ettari. Il 43% di questo vigneto è concentrato nelle aree viticole di Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto. I dati produttivi del Pinot Grigio nel Nord est (dati 2016), contano 24.000 ettari di cui 13.500 in Veneto, 7.100 in Friuli e 2.900 in Trentino. La produzione di vino è pari a 1.900.000 hl pari a 250 milioni di bottiglie. Il 96%viene esportato (il presidente ICE Scannavini, ieri nel discorso inaugurale di Vinitaly ha ricordato come l’export del vino in Italia rappresenta il 16.4% delle esportazioni con un controvalore pari a 5,6 M€.), soprattutto nel Regno Unito, in Germania e USA.
Il Trentino rispetto a Veneto e Friuli in termini di potenziale produttivo è la realtà meno sviluppata e anche per il futuro non si ipotizzano realisticamente importanti incrementi del vigneto trentino, diversamente da quanto invece succede in Veneto e Friuli dove l’incremento del vigneto di pinot Grigio registra aumenti superiori al 20% anno. I nostri produttori rappresentano però un fondamentale tassello del mercato e dell’export del Pinot Grigio.
La costituzione della nuova DOC delle Venezie si propone quindi anche come strumento di attenzione e protezione verso le nuove regole di scambio internazionale. Il recente accordo di scambio commerciale tra EU e Canada ne è un primo chiaro esempio.
Il Pinot Grigio costituisce forse il vitigno con la maggiore pressione produttiva nel mondo visto il grande interesse che trasversalmente rappresenta sul mercato e verso i consumatori. Attraverso la nuova DOC i produttori potranno dotarsi di regole di protezione (fascette sulle bottiglie) e di autoregolamentazione delle produzioni attraverso specifici disciplinari anche definendo quote produttive a garanzia e difesa della redditività dei propri vigneti.
“Mettere a fattor comune tre territori, i loro produttori e le rispettive amministrazioni non è stata cosa semplice” ha ricordato Ugo Rossi, “soprattutto in un contesto socio economico dove la forza di distinguersi e l’individualità aziendale sembrano rappresentare il possibile elemento di successo verso le logiche del mercato globale. In questo senso il ruolo delle tre Amministrazioni è stato quello di vigili e attenti arbitri di un dibattito tra i produttori, inteso a garantire equilibrio, ed in fase di costituzione del nuovo Consorzio, di pariteticità di rappresentanza tra i tre territori. Per noi che da sempre e per necessità siamo esempio di sistema e di cooperazione, il “fare sistema”, mettere a fattor comune i valori ma anche le criticità, rappresenta la soluzione alle difficoltà e la forza a cui tendere per tante piccole realtà per confrontarsi nel mercato globale.”
(cz)
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
È nato un mostro
mah….di sicuro una grande doc monovitigno…la seconda dopo il prosecco in ettolitri credo almeno potenzialmente, …ma questo mette in sicurezza i disciplinari locali che potranno esercitarsi, se lo vorranno, su un prodotto premium. se lo vorranno.
A chi parla Zaia secondo voi quando dice che: "Dobbiamo puntare a portare sui mercati la qualità… dobbiamo alzare i prezzi di questi vini. I viticoltori non hanno più alibi, ora hanno una Ferrari in mano con la chiavetta inserita nel cruscotto.” Parla a tutti i produttori o solo ai suoi?
E poi, quando nel commento dici: "ma questo mette in sicurezza i disciplinari locali che potranno esercitarsi, se lo vorranno, su un prodotto premium. se lo vorranno." Cosa intendi? Che si potrebbero abbassare le rese x ha?
Credo che Zaia, tutto sommato abbia ragione : questo nuovo strumento sembra una bella macchina pronta a partire, e vale in quota per tutti trentini, veneti e friulani inseriti dentro la filiera del pinot grigio industriale. Poi ci sono le doc locali (trentino doc ) che secondo me hanno una natura differente, quella di saper raccontare il territorio e di saperne valorizzare la reputazione. Metterlo in sicurezza vuol dire, sì, anche abbassare le rese, in campagna e anche in cantina, e definire un tipo di prodotto di fascia medio alta a cui delegare la rappresentazione della qualità (magari abbandonando le varietà in etichetta). La quantità la farà già la doc venezie. Insomma mi pare che ora gli scenari siano più chiari di prima e non siano confliggenti. Certo che se a regime del venezie, il doc trentino resta uguale…allora…tutto il castello casca.
Non si valorizza granché il territorio…
Se passerà il boom?
No questa DOC non valorizza il territorio il territorio lo devono valorizzare le DOC locali. Se vorranno farlo
Michele Susat in realta Michele sono tutt'altro che ottimista. Non mi pare di intravedere una volonta di riforma della doc trentino: pero dico che ora non ci sono piu alibi per non farlo.
Giusto ragionamento!