Anche quest’anno ho avuto l’onore, oltre che il grande piacere di essere presente a Summa, l’evento organizzato da Alois Lageder presso la sua sede a Magrè in Alto Adige.
Evento che a me, noto orso misantropo, è parso molto mondano ed estremamente internazionale. A tavola eravamo seduti in cinque, cinque di cinque nazionalità differenti, dagli Stati Uniti al Messico, passando per la Svezia e, naturalmente, l’Italia. Ho dovuto dar fondo al mio inglese, per farmi capire e per comprendere. Inutile dire della raffinatezza dei piatti proposti dagli chef stellati invitati da Lageder e dell’eleganza dei vini in abbinamento. Quello che intendo sottolineare è la possibilità, dimostrata in questo caso, di realizzare un evento dal taglio raffinatamente international, pur mantenendo le proprie radici e le proprie caratteristiche. Summa è la dimostrazione, a mio vedere, della reale possibilità di creare territori che dialogano, costruendo insieme, ma mantenendo ognuno le proprie peculiarità.
Melville scrisse che ci vuole una buona dose di Seneca e di Stoici, per passare da maestro di scuola a baleniere, ma che tale transizione è possibile. In Sudtirolo lo hanno già fatto, tanto, tanto tempo fa quando, hanno incernierato il concetto di Heimat nella loro terra e nelle loro persone e hanno saputo guardare all’agricoltura anche come un fatto politicamente significativo. Sarebbe divertente vedere anche le nostre (trentine) comunità ragionare in tale guisa, ma temo non abbiamo ancora una classe dirigente in grado di comprendere concetti così. Ultima citazione: uno dei miei filosofi preferiti, Wittgenstein: Si potrebbe fissare un prezzo per i pensieri. Alcuni costano molto, altri meno. E con che cosa si pagano i pensieri? Credo con il coraggio.
..E tirato dalla mia bramosa voglia,
vago di veder la gran commistione
delle varie e strane forme
fatte dalla artifiziosa natura,
raggiratomi alquanto in fra gli ombrosi scogli,
…pervenni alll’entrata di una gran caverna,
dinanzi alla quale restando alquanto stupefatto
e ignorante di tal cosa,
piegato le mie rene in arco,
e ferma la stanca mano sopra il ginocchio,
con la destra mi feci tenebra
alle abbassate e chiuse ciglia.
E spesso piegandomi in qua e là
per vedere dentro vi discernessi alcuna cosa,
questo vietatomi per la gran oscurità
che là entro era e stato alquanto,
subito si destarono in me due cose:
paura e desiderio,
paura per la minacciosa oscura spelonca,
desiderio per vedere se li entro
fussi alcuna miracolosa cosa.
(Leonardo da Vinci)
Parafrasando Agamben, si potrebbe dire che oltre che nei musei, nelle prigioni e nei manicomi, ciò per cui vale la pena vivere sta anche nelle cantine?
Buona Pasqua, Tiziano
In realtà non lo so più se le cantine siano luoghi di verità per cui valga la pena… Il format imposto… dal marketing ossessivo che si è impadronito di tutti noi le rende tutte uguali… barricaie&pupitre..E per questo dense di reiterata finzione. Più o meno gradevole. Buona Primavera Alessandra
Grazie Matteo
di questo resoconto a cui tu dai una tua lettura che del resto condivido, recentemente l'aveva fatto anche il prof. Michele Andreaus in un bell'articolo sulla pagine del quotidiano l'Adige e passato in sordina almeno su questo blog, ma che voglio riproporre proprio perché utile all'eterna discussione: "l'Alto Adige è migliore del Trentino?" https://www.facebook.com/michele.andreaus/posts/1…
Complimenti anche da parte mia Matteo: ha fatto un bel ritratto dell'Alto Adige in due pennellate. Poi ha ragione: il Trentino fa fatica, anche perché gli manca una classa dirigente all'altezza di queste sfide; anzi di questa sfida che si chiama territorio.
Ho letto ora l'articolo di Andreaus: da sottoscrivere parola per parola, virgola per virgola. Grazie Giuliano per la segnalazione.
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Che ne dici Angelo della produzione Lageder?
Posso confermare che c'era 🙂