Abbiamo privato una liana degli alberi su cui cresce in natura e li abbiamo sostituiti con pali e fili di ferro; da secoli manteniamo la purezza del vitigno impedendo che la vite si riproduca per seme; la innestiamo su una vite americana, una specie di un altro continente; la sottoponiamo per mesi a una terapia intensiva di farmaci (di sintesi o meno, sempre farmaci sono); infine ne convogliano il succo in enormi contenitori sottoponendolo a una serie di processi che, seppure di natura biologica, normalmente in natura non accadono. Diciamo la verità, di naturale in tutto questo non c’è molto. Il vino è un prodotto culturale, un invenzione dell’uomo. Ed è una grande invenzione.
(MAURIZIO GILY – MERUM 1/17 febbrraio/marzo)
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Sono d accordo con Maurizio Gily e quello che dice. Detesto forzare la natura. Ma dove sto io non sarebbe possibile fare biodinamico. Il mio socio fa invece biodinamico a 20km da me. Già col biologico ho trovato i primi segni di malattia e siamo solo ad aprile… bisogna valutare molte variabili e decidere la pratica più adatta per l ambiente in cui si produce. Di conseguenza produrre un vino. Trovo sciocco usare molta chimica su uve perfette, quella lasciamola ai colossi. Ma dal vino "chimico" al vino naturale ci sono migliaia di sfaccettature. E per fortuna, cosi il consumatore trovo appagati i propri gusti e il produttore può ottenere il meglio dal proprio terroir.
Senza sottolineare che culturale non esclude affatto naturale.
Prima che culturale lo definirei simbiotico
E aggiungo anche meno male che tutto ciò avvenga
Comunque il termine "vino naturale" è entrato nell'uso e non si può non prenderne atto. Non è certo l'unico caso di uso improprio delle parole. "Biologico" è anche peggio. Tuttavia biologico è qualcosa di ben definito a livello normativo, mentre su cosa sia un vino naturale non solo non esiste una regola ufficiale, ma c'è disaccordo su molti punti tra gli stessi produttori, anche se esiste un minimo comune denominatore.
Il cibo, in assoluto, che comprende necessariamente il vino, nasce dall'aumento cognitivo ed culturale dell'uomo. Le trasformazioni, le conservazioni sono frutto dello sviluppo tecnologico e scientifico dell'uomo. Noi mangiamo e beviamo lo sviluppo culturale e-aggiungo-politico, dell'uomo.
Io non la vedo diversamente. È sempre stato un prodotto culturale.
È un prodotto culturale inteso tale solo da qualche decennio.
Grazie Tiziano. Anche se pubblicare questa frase in italiano mi attirerà qualche nemico in più…
Tanti nemici tanto o onore…. In realtà mi è stato girato tutto il malloppo tradotto in italiano da pubblica care sul blog. Compreso il tuo contributo in italiano. Spero non ci siano problemi per i e.
i problemi ci sono Tiziano Bianchi. CHiamami per favore. ti mando il numero in messenger
Mah.. allora bisognerebbe dire lo stesso di tutta l'alimentazione umana.
Infatti, a meno della caccia e pesca o della raccolta di erbe spontanee. Ma il vino in particolare è un prodotto particolarmente lontano da una genesi e da una alimentazione naturale.
Non c'è solo la natura selvaggia