Anni fa, quando lessi che qualcuno stava proponendo dei “vini naturali”, fui preso da stizza: ma com’è possibile – mi chiesi – che nessuno reagisca di fronte a questa indebita appropriazione? Non sono tutti “naturali” i vini che provengono dall’uva? Le norme comunitarie avevano del resto vietato il riferimento a “natura”, “naturale” o “nature” alla francese, salvo farlo ricomparire nell’etichettatura degli spumanti come “Brut nature” se il tenore di zucchero è inferiore a 3 g/l. E la cosa mi pareva finita lì. Invece no, il mondo va avanti, anche se non sempre per la strada giusta. Quella che a taluni sembra sbagliata al punto da prenderne un’altra, così da rintracciare la via maestra … che pareva smarrita.
Oggi, i Vini Naturali esistono, come tipologia a sé stante, ancorché non regolamentata ufficialmente, pur occupando una nicchia di mercato dell’1-2% in Estremo oriente, centro-nord Europa e nord America. I Vini Naturali nascono da una visione, e da una pratica, agronomica ed enologica che tende ad escludere quanto più possibile l’impiego della chimica in campagna e in cantina. Con i Vini Biologici, i Vini Biodinamici e i Vini Vegani, i vini da Incroci interspecifici e intraspecifici hanno costretto di fatto la stragrande maggioranza dei vini a definirsi come Vini Convenzionali.
Non esistendo una definizione giuridica di “Vino Naturale” né, tanto meno, una certificazione di prodotto o di processo (siamo ai primi passi), questa tipologia di vino rimane controversa in quanto non dimostrabile al consumatore che molte delle filosofie dichiarate siano effettivamente applicate dal produttore stesso nella fase agronomica ed enologica.
Crediamo però che il consumatore, il nostro consumatore in particolare, debba tenerli d’occhio non solo per cultura personale, ma soprattutto perché i Vini Naturali fanno appello spesso al concetto di terroir, come chiave per fare un vino nel rispetto dei cicli della natura e per favorire l’espressione e la tipicità della zona (vitigno autoctono, terreno, clima, tradizione). Pane per i nostri denti.
Per cominciare a farsi un’idea sui Vini Naturali dedicandoci il tempo necessario, può essere interessante la lettura dell’ultimo numero della rivista MERUM del giornalista svizzero Andreas März che da anni vive a Lamporecchio in Toscana e che qualche anno fa dedicò un memorabile articolo alla “Valle dei senza nome” riferendosi ai vini della Val di Cembra.
Per gentile concessione dell’autore, a partire da domani 19 aprile, pubblicheremo a puntate la traduzione in italiano (e la versione originale in tedesco) del lungo articolo che Merum (1/17 – febbraio/marzo) ha dedicato ai vini naturali. [CONTINUA: #MERUM2017]
Enologo, direttore del Comitato Vitivinicolo Trentino fra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, già membro del CdA Fem e vicepresidente di UDIAS, l’associazione degli studenti di San Michele, ed ex capitolare della Confraternita della Vite e del Vino di Trento. Largo ai giovani.