Angiolino Maule
Radicale per il Terroir
Angiolino Maule è impegnato da oltre 25 anni per un’ agricoltura alternativa e sostenibile e oggi è considerato uno dei più importanti esponenti dello scenario del Vino Naturale italiano. È fondatore e presidente dell’Associazione VinNatur che nel 2016 ha adottato per prima un disciplinare di produzione per il Vino Naturale. Raffaella Usai ha incontrato il produttore nell’azienda La Biancara a Gambellara in Veneto.
Raffaella Usai
(Merum 1/17 febbraio/marzio 2017)
(traduzione di Angelo Rossi)
[CONTINUA: #MERUM2017]
Merum: signor Maule, da quanto tempo stiamo parlando della fenomeno del Vino Naturale in Italia?
Maule: “Dall’inizio degli anni 2000. A quel tempo eravamo visti come ribelli del vino. Noi, voglio dire un piccolo gruppo di dieci, dodici produttori qui in Italia, non di più. Abbiamo messo totalmente in discussione la moderna produzione vinicola con le sue convinzioni enologiche.
La nostra associazione VinNatur sta lavorando sodo per migliorare produzione e qualità dei Vini Naturali con l’aiuto dei risultati di studi scientifici appositamente commissionati. Siamo stati in grado, per esempio, di dimostrare che durante la fermentazione i lieviti hanno molto meno necessità di azoto di quanto originariamente pensato. Gli studi parlano di un fabbisogno di almeno 150 milligrammi di azoto per litro al fine di evitare problemi alla fermentazione, noi abbiamo dimostrato che i lieviti ce la fanno anche con soli 60 milligrammi. O che è possibile controllare lo sviluppo delle malattie fungine nel vigneto solo con l’utilizzo di rame e zolfo.
Vogliamo che le persone parlino di Vino Naturale perché sono buoni vini, non già perché sono in voga. Il movimento del Vino Naturale non vuole creare una moda, ma inviare un chiaro messaggio a chi è impegnato nell’agricoltura convenzionale. A nostro avviso, è perfettamente concepibile alimentare la popolazione mondiale senza l’uso di prodotti chimici di sintesi “.
M: Perché lei è diventato produttore di Vino Naturale?
Maule: “Alla fine degli anni ’80, primi anni ’90 comperavo regolarmente i vini-tre bicchieri del Gambero Rosso per assaggiarli. Con il tempo mi sono accorto che quei vini si assomigliavano tutti, anno dopo anno. I vini bianchi sapevano tutti di pesca, ananas, banana e vaniglia … aromi e sapori esasperati dall’impiego di lieviti selezionati e condizionati poi da passaggi in barriques. A quel tempo lavoravo ancora come pizzaiolo. Il mio sogno era quello di lasciare quel lavoro per fare qualcosa di nuovo, qualcosa di sostenibile. Ho conosciuto per caso Josko Gravner che ha accompagnato la mia carriera di viticoltore con parole e fatti.
Oggi, ancor più che un tempo, viviamo in un ambiente altamente inquinato. Sempre più persone soffrono di allergie e intolleranze. Si trattava e si tratta ancora di divulgare il concetto che l’uomo può meravigliosamente convivere in armonia con la natura, come parte di essa. Perché per le generazioni a venire, sarà sommamente importante che l’uomo ritrovi una pacifica coesistenza con gli altri esseri viventi e che per la natura sia una coesistenza rispettosa e non distruttiva.
Per questo ho voluto fare solo vino da uve – senza additivi chimici. Per questo ho imparato prima di tutto a risolvere i problemi in vigna con i mezzi di lotta che ho trovato nel vigneto stesso. Poi ho tentato la stessa cosa in cantina. E oggi posso dire che ci sono riuscito – ma sono ancora lontano dall’essere soddisfatto. Mi aggiorno costantemente, anche perché sono sempre avido di nuove esperienze scientifiche“.
M: Molti intendono il Vino Naturale come il gioco dei bussolotti, con la scienza in grado di coinvolgerne ben pochi. Cosa risponde agli scettici?
Maule: “Molte cose sono cambiate dagli anni ’80. La maggior parte dei critici associano ancora il Vino Naturale con gli attivisti anti-nucleare dai lunghi capelli unti e maglione di lana infeltrita. Ma questo è il passato. L’odierno produttore di Vino Naturale è diligente e impegnato, non ha preoccupazioni esoteriche, ma si dimostra interessato ai risultati della ricerca scientifica che trova importanti per la produzione del Vino Naturale. Solo chi ha dimestichezza con queste interrelazioni, può fare qualità e contemporaneamente proteggere l’ambiente. Un produttore di Vino Naturale ha bisogno di essere un viticoltore migliore – sia in vigna che in cantina – perché non può intervenire a posteriori, ma solo operare preventivamente “.
M: Come stanno le cose con il biodinamico? Lei lavora secondo questo metodo?
Maule: “No, non più. Ho lavorato nel biodinamico per cinque anni, ma di risultati ne ho visti ben pochi.
Poi ho puntato sulla scienza, perché lo spirito esoterico da solo non mi pareva sufficiente. Considero Rudolf Steiner un genio, ma le sue intuizioni sulla prosperità dell’agricoltura costituivano una risposta ai problemi del suo tempo. Egli non conosceva ancora nulla di fungicidi, antiparassitari e sull’inquinamento contro cui dobbiamo lottare. Il contenuto di humus dei nostri terreni, ad esempio, oggi è disastroso e diminuisce costantemente. Un’evoluzione ulteriore, questa, che non avrebbe permesso a Steiner di chiamarsi fuori“.
M: Chi affida gli studi scientifici dei quali parla?
Maule: “In parte VinNatur, in parte sono studi finanziati da fondi privati. VinNatur ha per esempio incaricato l’Università di Udine per una ricerca quinquennale concernente i suoli . Per questo, due volte all’anno vengono monitorati e analizzati i terreni di 14 aziende associate. E’ già emerso che nel terreno esistono determinati batteri che non sono più in grado di lavorare bene a causa della mancanza di ossigeno e che di conseguenza non riescono a trasformare le sostanze organiche per renderle disponibili alle piante. Con queste conoscenze, è possibile adottare misure specifiche per rivitalizzare il terreno.
Chi trascura i suoi terreni, otterrà vini che avranno spesso problemi in fermentazione lasciando non di rado anche uno strascico di difetti. In questi vini al posto degli aromi secondari si sviluppa spesso l’acidità volatile.
E una cosa è del tutto evidente: l’eccesso di volatile rimane un difetto, anche se un vino è naturale fin che si vuole. Anche una scoreggia è naturale, ma puzza comunque!
Da un paio d’anni circa, VinNatur ha coinvolto degli entomologi. Essi verificano quali insetti vivono nel vigneto, ne determinano il tipo e il rapporto fra preda e insetti predatori. Gli stessi test vengono effettuati nei boschi vicini dove l’ambiente è incontaminato e i risultati dei siti messi a confronto. Ci vorranno altri due anni per completare lo studio e speriamo di vederne i risultati per permetterci di giungere a una più equilibrata e meno vulnerabile gestione dell’eco-sistema nel vigneto “.
M: Cosa le fa porre il tema del Vino Naturale al primo posto?
Maule: “Il rispetto del terroir. Perché per ottenere un vino unico e autentico, posso lavorare solo con i mezzi resi disponibili dal luogo dove crescono le uve. Di conseguenza preferisco usare il termine “terroir” che non “natura”. L’uomo è parte del terroir. Io sono una parte dei miei vini e la mia speranza è che tutto questo traspaia anche nel loro apprezzamento.
Se io – come viticoltore convenzionale – lavoro con enzimi, usando fin dall’inizio la solforosa per proteggere il vino dall’ossidazione, poi aggiungo lieviti selezionati e ovviamente anche i relativi nutrienti per mantenerli attivi, dove vado a finire? Siamo uomini solo per calcolare la precisa quantità di solforosa di cui ha bisogno il vino?”
M: Cosa pensa dei vini Orange?
Maule: “Non sono un fan di questi vini, perché lì, al centro sta il metodo e non il terroir. Lei capisce che per me questa è una moda che alla fine rende i vini tutti molto simili, dove è difficile risalire sia alla varietà di vite, che all’origine“.
M: Ai produttori di Vino Naturale piace parlar male del vino industriale. Cosa si intende per “industriale”?
Maule: “Parlo di vini industriali, quando il viticoltore non è più il responsabile finale del suo prodotto, avendone delegato il ruolo a dipendenti o a macchine che se ne prendono cura in vigna o in cantina. Potatura a macchina d’inverno, vendemmia meccanizzata, sistematici trattamenti con antiparassitari: tutto questo per me non è più manuale, ma industriale. Anche se il viticoltore imbottiglia solo 50.000 bottiglie all’anno“.
M: A volte beve ancora vini prodotti in modo convenzionale?
Maule: “No, non proprio. Non ce la faccio più. Piuttosto rinuncio al vino. E sono sicuro che sia così anche per altri consumatori di Vini Naturali. Conosco alcune persone che hanno la cantina piena di vini costosi. Sarebbero contente di potersene sbarazzare“.
M: Ma i consumatori di Vini Naturali sono sempre ancora una nicchia?
Maule: “Naturalmente. In Italia parliamo dell’1 fino al 2 per cento di consumatori che si interessano al tema dei Vini Naturali“.
M: Dove si trova il maggiore mercato dei Vini Naturali?
Maule: “Chiaramente in Giappone. Seguono gli Stati Uniti e poi i Paesi Scandinavi“.
M: Lei auspica un obbligo di dichiarazione in etichetta di tutte le sostanze aggiunte al vino?
Maule: “Sì, assolutamente. Ma è impensabile che qualcosa del genere venga imposto a livello europeo. Se uno si legge anche solo il regolamento UE del 2009 sul biologico, vede che sono stati fatti grandi compromessi – e soprattutto – enormi concessioni all’industria. Ecco, anche perché ho fondato VinNatur. Volevo avere norme più severe“.
M: Per questo VinNatur si è data un disciplinare di produzione?
Maule: “Sì, esattamente. A nostro parere non è sufficiente dire semplicemente che non si devono usare enzimi o lieviti selezionati. Se si vuole produrre Vino Naturale come membro di VinNatur, ci si dovrebbe chiaramente attenere alla disciplina. Finora manca peraltro una certificazione pubblica in proposito. Il disciplinare è entrato in vigore nel 2017 e quest’anno a Villa Favorita, all’Open House di VinNatur che si terrà dall’8 al 10 aprile, si presenterà il piano dei controlli. Senza un monitoraggio indipendente fare una cosa del genere non ha senso. Si dovranno fare verifiche a campione in cantina e nei vigneti. E’ l’unico modo per garantire che la certificazione sia credibile“.
M: Ci sono state molte di discussioni all’interno dell’associazione?
Maule: “Oh sì, c’è voluto molto tempo per giungere a questo punto. Siamo dopo tutto, più di 150 membri. Dentro VinNatur ci sono dei radicali e dei moderati. Ambedue rappresentano approcci a volte molto contraddittori. Gli uni, cui appartengo anch’io, preferirebbero rinunciare a tutto, altri vogliono avere un maggiore margine di manovra“.
M : Lei è conosciuto come sostenitore della linea dura. Non potrebbe rivedere la sua posizione rispetto al disciplinare?
Maule: “Alice Feiring, la nota giornalista americana sostenitrice dei Vini Naturali, in un suo articolo ebbe a paragonarmi a Clint Eastwood (ride) perché lui nei suoi film interpreta sempre il ruolo del carnefice. Mi piace avere idee radicali e sì, sono anche molto severo. In questo modo nel corso degli ultimi nove anni, è stato espulso dall’associazione oltre l’80 per cento di tutti i produttori di vino, dopo che i controlli sui pesticidi nel vigneto li avevano bocciati. Ma non vorrei imporre la mia volontà ai produttori, per aspettare piuttosto fino a quando essi stessi si sentiranno pronti per le regole più severe“.
M: All’esterno, come sono state le reazioni al disciplinare?
Maule: “C’è stata grande condivisione, soprattutto negli Stati Uniti, mentre le critiche sono venute soprattutto da giornalisti vinicoli italiani. E la cosa mi sta bene, perché sono convinto che questo sia solo l’inizio. Questa versione del disciplinare non deve essere statica, ma rappresentare il minimo comun denominatore sul quale i membri di VinNatur potrebbero trovare un’intesa. Molti requisiti sono frutto di compromessi che potranno essere ridiscussi nei prossimi anni“.
[VERSIONE ORIGINALE IN TEDESCO: 3 – 4 ]
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Disciplinare di produzione di VinNatur
I punti principali
NEL VIGNETO
Vietati, analogamente alle prescrizioni Bio
Additivi minerali
Fungicidi di sintesi
Insetticidi chimici
Erbicidi
Fosfati
Viti OGM
Vietata inoltre
La raccolta meccanica
Ammessi
Semina e inerbimento naturale
Concimazione organica
Irrorazioni con sostanze naturali
Trattamenti a base di rame (3 kg Cu/ha/anno) e zolfo in polvere (60 kg/ha/anno)
IN CANTINA
Vietati
Chiarifiche con bentonite, albumina, caseina, carbone attivo
Lieviti selezionati
Tutti gli additivi tranne SO₂
Trattamenti invasivi come disalcolazione, trattamenti termici oltre i 30°C, osmosi inversa, acidificazione, disacidificazione, microfiltrazione ecc.
Ammessi
Fermentazione spontanea
Controllo della temperatura durante la fermentazione
Ossigenazione del mosto
Anidride solforosa (contenuto totale fino a 50 mg/l per i vini bianchi, spumanti e frizzanti e 30 mg/l per i rossi e i rosati)
Azoto, argon e anidride carbonica, al fine di evitare l’ossidazione
Filtro con dimensione dei pori non inferiore a 5 micron per vini bianchi e rosati, a 10 micron per i vini rossi
Maggiori informazioni su VinNatur
[VERSIONE ORIGINALE IN TEDESCO: 3 – 4 ]
Enologo, direttore del Comitato Vitivinicolo Trentino fra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, già membro del CdA Fem e vicepresidente di UDIAS, l’associazione degli studenti di San Michele, ed ex capitolare della Confraternita della Vite e del Vino di Trento. Largo ai giovani.
Avanti tutta Angiolino! Sei il nostro vendicatore nero e noi siamo tutti con te.