È un lungo corridoio costellato di cibo, quello del Taste of Milano, un’enclave in cui si pagano in ducati elettronici i piatti preparati dagli chef stellati. Il vino è rappresentato nei wine bar, che propongono una classificazione fantasiosa dei vini, da “cristallini profumati” a “colorati avvolgenti”.

In fondo, molto in fondo al lungo corridoio tra chef e show cooking ci sono spazi dedicati ad eventi specifici; tra questi le degustazioni dei vini sostenibilit (PIWI, ECO e BIO) trentini organizzate da FISAR Milano in collaborazione con TrentinoWine blog.

Giovedì sera presenta i vini Gianni Longoni, il delegato FISAR Milano, e venerdì sera tocca a me: il confronto è ovviamente impari, ma il caso ha deciso così.

Casualmente, mi trovo anche a presentare due tra i vini che conosco meglio: il Gabrjol di Albino Martinelli, il DEDIT di Filanda del Boron e il Victoriae della Cantina Sociale di Mori Colli Zugna. Ma facciamo un passo indietro: torniamo a giovedì.
Il Santa Colomba l’anno precedente si era beccato 90 punti al concorso internazionale riservato ai PIWI ); questa edizione 2016 rimane un vino a mio parere entusiasmante, con queste note agrumate e di frutta gialla che giocano con una elegante acidità.

Lo Johanniter di El Zeremia è un vino beverino, con delle belle note vegetali, non particolarmente complesso, comunque piacevole.
Il Naran di Pravis ha un bel naso che ricorda la mela, sentori minerali che gli conferiscono una bella sapidità.

Alla fine, molti dimostrano quella che io credo sia il migliore riscontro di una degustazione riuscita: chiedono se si può comperare il vino e dove. Se così non fosse, sarebbe un interesse soltanto accademico. Quando si tratta di vino, secondo me tutti i salmi finiscono nel bicchiere.

Qualcuno chiede anche notizia dei prossimi corsi da sommelier e anche questo è un segno positivo.

Venerdì sera tocca a me. Arrivo accompagnato dalla fiammante chioma di Marina Zarinelli, mia assistente per la serata ma in realtà mia docente al corso di sommelier (è lei che mi ha promosso al primo livello). È un sottile piacere, oltre che un grande sollievo, quello di avere come assistente qualcuno molto più esperto e preparato di te.

Il Gabrjol di Albino Martinelli (Johanniter innestato su Aromera) è un vino che mi diverte, come direbbe Lorena Lancia, miglior sommelier d’Italia 2016, e mi diverte aprire con quel vino la serata. Lo versi nel bicchiere, e a guardarlo sembra di avere a che fare con una Mueller Thurgau, o un Sauvignon. Poi lo porti al naso e il vino si impone, è come se affermasse: “Io sono altro”. Si sentono note di moscato, di rosa, poi più lontane di miele, di anice. In bocca è sostenuto da una bella spalla acida. È un vino sortilegio. È il vino delle aspettative mancate. O di quelle desiderate. A seconda del momento (qui una bella degustazione on line condivisa fra Luca Traversa e Tiziano Bianchi).

Abbinamento ideale, tra i piatti proposti dagli chef quella sera? Carpaccio di gamberi rossi, carciofi e pecorino Gran Nuraghe – Ristorante LANGOSTERIA (grazie Marina del suggerimento).
Il Victoriae di Mori Colli Zugna è un orange wine da uve Bronner che passa fino a nove mesi in anfora. È un vino complesso, con sentori di frutta gialla, tropicale, ananas, papaya, albicocche essiccate, una bella sapidità. L’abbinamento suggerito (ancora grazie a Marina) è con il Maiale “100 ore”, radicchio di campo, miele, peperoncino e provola affumicata – Ristorante VUN.

Il Dedit della Filanda de Boron da uve Solaris è un vino che inizialmente si presenta con note di frutta gialla esotica e poi frutta secca, datteri, mandorle, minerale. In bocca è fresco ma decisamente sapido e per questo motivo l’abbinamento proposto, in questo caso dal nostro ospite, è con un “dolce-non dolce”, formato da frutta secca e arance, il tutto spruzzato di limone; oppure, propone il pubblico, con uno zelten trentino, anche questo un dolce non troppo dolce a base di frutta secca.

Io personalmente, ripensandoci, l’avrei visto bene anche con la “Quaglia e speck d’oca in crema di yogurt e lamponi con asparagi e rapanelli” di Tano Passami l’Olio; o con dei pansotti alle noci o con una terrina di merluzzo alle noci. Ma è l’opinione personale di un incolto.
Anche questa serata si chiude nello stesso modo della precedente. La gente, che era comunque più numerosa, chissà, forse complice il venerdì, chiede i riferimenti delle cantine. Una coppia di svizzeri chiede se la cantina di Mori può spedire il Victoriae in Svizzera. Una giornalista della televisione peruviana è disposta a fare carte false per il Gabrjol. Un ragazzo mi chiede se tengo corsi da sommelier: gli allungo il volantino della FISAR Milano; mi dice che si iscriverà al prossimo corso.
Così finisce la mia avventura a Taste of Milano. Ieri sera è stata la volta di Emiliano Marelli, con le microvinificazioni della FEM.
Oggi, questa sera, ci sarà ancora Gianni Longoni per l’evento “SHOWCOOKING & WINETASTING Chef CORRADO PARISI per FISAR MILANO “maialino alla brace senza brace, cremoso di pecorino, mela verde, frutti di bosco, erbette di campo cotte e non cotte” con “l’innovazione” del metodo classico”.

In questo caso l’innovazione del metodo classico, vi anticipo, sarà rappresentata da VADUM CAESARIS – Metodo Familiare di Vallarom, un interessantissimo metodo ancestrale sui generis. Non perdetevelo se potete.

Ultima nota a margine: nel corridoio di chef e show cooking c’è anche un piccolo stand dell’azienda Tognon di Guia di Valdobbiadene che propone in particolare l’Essenzapari, limited edition Extraordinario, ottenuto facendo subire all’uva sbalzi termici controllati, dal sottozero al limite della cottura nel giro di poche ore, e poi di nuovo sottozero, e così via, allo scopo di estrarne tutti gli aromi. Il risultato è degno di nota.

Infine, un grazie anche ad Anna Spata, sommelier FISAR, che ci ha tenuto compagnia e fotografato. Siciliana, deve essere emigrata a Milano perché sull’isola non c’è posto per due vulcani.