Si chiama Luigi, Luigi come il fondatore della Cantina Dorigati, a Mezzacorona (TN). Ed eravamo a metà Ottocento, quando iniziò l’avventura. Una storia troppo lunga da raccontare qui. Bisognerebbe scrivere molto, anche di metodo classico (il fantastico Methius) e tantissimo anche di Carlo, scomparso prematuramente alcuni anni fa, padre di Paolo, che insieme a Michele, oggi, porta avanti l’azienda di famiglia. Da Luigi, il fondatore, a Luigi, il vino, facciamo un salto di cinque generazioni.
Luigi è un Rotaliano Riserva (annata 2012) che mi piace considerare un po’ come il manifesto dei Teroldego Boys (così ormai sono conosciuti, sperando che la loro strada sia differente e meno conformista di quella dei Barolo Boys), la nuova generazione dei cantinieri rotaliani, che da un anno a questa parte stanno movimentando, quasi da soli, il panorama del vino trentino. Almeno loro ci provano seriamente.
LUIGI – RISERVA 2012 – ROTALIANO DOC
Il vino, quindi. Un Cru 2012 da uve raccolte nel vigneto Sottodossi, a Mezzacorona. Terreno, si legge nella presentazione, magro e petroso, appena ricoperto da una sottile coltre di sabbia. Una caratteristica che impone alla vigna un salutare stress idrico e contiene il vigore naturale delle uve rotaliane (80 quintali / ettaro).
E’ un vino con un volume strutturato importante e una forte concentrazione. E’ profondo e si fa penetrare poco a poco. Il colore è quello rosso carico e denso del rotaliano. La componente tannica è potente – favorita da carattere del terreno e stimolata dalla lunga macerazione – seppure legata da un impianto elegante in equilibrio e in armonia, e si amalgama finemente con lo spettro fruttato tipico del sottobosco e dell’amarena sciroppata. E’ quasi un implacabile gioco di specchi fra la frutta e la concentrazione, fra i tannini e sensazioni terziarie, fra la spinta acida e il tepore delle sensazioni goudronate che fanno capolino fin da subito. E poi il vago sentore balsamico di menta spruzzato di toni vanigliati, che rimescola di nuovo le carte. Un bell’impasto, un impasto voluminoso e fluido che rende Luigi un vino facile da bere e da apprezzare. E da bere di nuovo, subito, per apprezzarlo ancora di più.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.