GLI HIPSTER DEL VINO RUSPANTE SULLA VIA DEL RECUPERO
di Maria Giancone
(traduzione di Angelo Rossi)
[CONTINUA #MERUM2017] – Il movimento del Vino Naturale ha toccato un nervo scoperto. Gli hipster delle città di Londra, Tokyo, Berlino e New York hanno scoperto il loro vino. Sono vini di piccoli, autentici agricoltori biologici che tra le viti coltivano piante da tè e alberi da frutto. Viticoltori spesso per abbandoni precedenti, contadine non truccate con i capelli al naturale. Vivono una vita a contatto della natura e con la loro quarantina o cinquantina d’anni hanno un aspetto davvero fresco. Chiaro che qui c’è una potenziale tendenza, per cui vorrebbero in cuor loro essere come loro.
Il target del movimento dei Vini Naturali è costituito dai cosiddetti Conscious eater (consumatori che si nutrono consapevolmente), contrari della produzione alimentare industrializzata, consumatori consapevoli che coltivano un orticello sotto casa o apicoltori da balcone, dal guardaroba pieno di vestiti di seconda mano dei negozietti solidali, i cui post sui social media si scagliano contro ingiustizie del nel nostro mondo. Il movimento del Vino Naturale dà loro un vino appropriato che concilia la buona coscienza con la loro bistecca bio proveniente da allevamenti coerenti o dal loro stufato di fagioli.
Il Vino Naturale muove anche artisti. Jonathan Nossiter presenta nel suo film-documentario Natural Resi- tance (2014) quattro produttori di Vino Naturale e spiega la sua ribellione contro l’industria globale del vino. I giornalisti Chiara Meattelli e Maurizio Pratelli sono così eccitati dai ribelli vino che nel loro libro appena pubblicato Vini e Vinili paragonano 45 vini bianchi naturali con 45 canzoni rock britanniche.
I predicatori del movimento plaudono e auspicano il ritorno alla natura nella produzione del vino così come si faceva un tempo, prima dell’ industrializzazione e del dominio della lotta chimica preventiva ai parassiti in agricoltura, che ha manipolato il ciclo naturale della natura. Pensano che l’industria mondiale del vino distrugga la viticoltura europea con la standardizzazione dei sapori del vino. Vini fruttati che paiono prodotti dalla moderna tecnologia di cantina, che solo per ridurre il rischio economico sono fermentati a temperatura controllata con l’aiuto di lieviti artificiali, con molta solforosa, talvolta con chiarificanti, tannini, proteine o estratti di pesce. Per contro, Vini Naturali prodotti sia in vigna che in cantina con interventi minimi che potranno anche odorare di vecchi stracci, ma che hanno il sapore autentico della fermentazione riscontrabile anche in determinati formaggi di latte crudo o nelle birre Real Ale.
Gli oppositori dicono che il movimento del Vino Naturale è ideologico, quasi settario. Ed è così. Tuttavia, il Vino Naturale ha bisogno di un approccio ideologico per ritagliarsi un posto nella società e, per essere ascoltati, i suoi rappresentanti devono alzare la voce e creare polemiche. Le novità contrarie alle convenzioni , abbisognano di persone che ci credono, che combattano ideologicamente per la causa, come già dimostra la storia dei movimenti naturalistici.
Secondo Alfred Brauchle, noto sostenitore della medicina alternativa, una dieta sana dovrebbe essere assunta come ideologia in modo da diventare parte integrante della società. Nella sua opera “Il grande libro della medicina naturale “, pubblicata nel 1957, ha citato il teologo protestante Eduard Baltzer (1814-1887), che ha speso la sua vita al servizio rinnovamento morale e della salute nella consapevolezza che la razza umana a poco a poco si sarebbe scavata la fossa se non avesse fatto tesoro delle esperienze e se non fosse ritornata alla Natura.
Il movimento del Vino Naturale fa suoi i concetti dei pensatori della naturopatia. Parole come crudo, naturale, originale, autentico sono fra quelle più utilizzate sui siti web dei protagonisti.
I rappresentanti del movimento del Vino Naturale sono attaccati dai produttori convenzionali proprio come nel corso dei tempi i medici alternativi erano visti come settari e sorpassati dai medici convenzionali. Viene loro rinfacciato di spaccare il mondo del vino per porsi meglio degli altri. Ma perché si attaccano persone che fanno qualcosa di nuovo? Dovremmo sempre lasciare tutto come sta e giace, senza mai provare qualcosa di nuovo, ampliare gli orizzonti e aprirsi? Non possiamo, al posto di una critica distruttiva, esprimere critiche costruttive e imparare gli uni dagli altri?
Gli avversari dei Vini Naturali potrebbero forse allentare un po’la tensione e lasciar che il Vino Naturale fermenti di suo. Piuttosto, i vitivinicoltori che si applicano nel convenzionale potrebbero utilizzare meglio le loro energie per tornare a produrre buoni vini. E questo perché in tutti i casi ogni produttore di vino che ami il suo lavoro, dovrebbe far suo il proposito di moderare il più possibile i trattamenti in campagna e l’impiego di additivi in cantina.
E se un produttore ha in mano l’arte del vino, può darsi che un giorno ne faccia uno, ottenuto addirittura da questi ruspanti vini hipster, tanto buono da essere certamente bevuto.
[VERSIONE ORIGINALE IN TEDESCO: 8 ]
Enologo, direttore del Comitato Vitivinicolo Trentino fra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, già membro del CdA Fem e vicepresidente di UDIAS, l’associazione degli studenti di San Michele, ed ex capitolare della Confraternita della Vite e del Vino di Trento. Largo ai giovani.
Bella idea, meno l'etichetta..
Volentieri, lo tengo presente!
quando hai tempo…guardati..questo… .https://www.youtube.com/embed/XZBmkEL6UfE?rel=0
Mi sembra interessante, però temo il fenomeno moda radical chic. Un po' come le eccessive glorificazioni dei prodotti bio.