Volendo fare quattro chiacchiere, io e un’amica abbiamo scelto di andare all’enoteca Vino al Vino, l’altra sera, a Milano. Il locale è accogliente e vale la pena parlarne ancora, magari con un taglio particolare sul Trentino.
Ma l’altra sera ero in giro per bere un bicchiere di vino. E per chiacchierare. E magari per provare qualcosa di curioso, di cui avevo sentito parlare al corso di sommelier; basta Trentino che lo conosco a memoria. Magari qualcosa di non troppo comune, e anche se non è un biondisanti, pazienza.
Così mi sono imbattuto in un Cacc’e Mmitte di Lucera (DOC). Nome curioso e storia d’altri tempi, di quando fare i vignaioli, anzi i contadini, vivaddio, non era roba da star della tivù.
Il vino veniva fatto in vasche, affittate dai latifondisti; e i contadini, per fare il vino da bere in casa, si avvicendavano a sostituire il vino dell’uno con quello dell’altro, “cacc’e mmitte”, appunto, togli e metti. Anche il fatto che sia fatto con varie uve, uva di Troia, Sangiovese, e anche qualcosina a bacca bianca (Bombino), la dice lunga sul fatto che si usavano le uve che si avevano a disposizione. E ci si accontentava.
Comunque era una bella bottiglia, con tannini appena accennati, un bel frutto, qualche spezia. Soprattutto era equilibrato e piacevole, adattissimo con il tagliere di salumi che ci hanno servito.
Non ricordo né l’annata né il produttore, potrebbe essere Alberto Longo ma non ci giurerei. E che diavolo, ero lì per chiacchierare, mica per scrivere di vino.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
Davvero contento: è una DOC considerata "minore", che tuttavia mi ha sempre piacevolmente convinto per la sua schietta genuinità.
Beniamino Faccilongo