Il messaggero dell’imperatore nel racconto di Kafka deve attraversare cortili e scale gremite di gente e poi superare la caotica, sterminata città, per portare il messaggio che l’imperatore ti ha destinato; e tu sai che non potrà mai arrivare, ma lo aspetti quando viene la sera.
Tutto questo è niente al confronto di quel che si deve fare per aggiudicarsi un bicchiere dopo le sei di sera allo Sparkling Classic Summer 2017. Oltretutto, il messaggero dell’imperatore il messaggio lo aveva memorizzato; tu invece devi prendere appunti, e come farai è affar tuo. Ma tant’è.
La cantina di Aldeno presenta Altinum, 36 mesi sui lieviti, 90% chardonnay e 10% Pinot nero. Una bella spalla acida, sentori di crosta di pane.
Calatroni, nell’Oltrepò pavese, produce un Pas Dosé Rosé color bucce di cipolla, prodotto a partire da uve integre. È al 100% Pinot nero, i frutti rossi sono appena accennati e l’acidità è evidente.
Brancolino produce un extra brut (a 3 g/l di residuo zuccherino) che riposa 40 mesi sui lieviti. A fare da contraltare a una bella acidità i profumi di frutta gialla tropicale.
Marco Capra produce il Seitremenda, dedicato alla figlia, metodo classico a base di Chardonnay e Pinot nero, morbido all’ingresso in bocca ma fresco, che lascia profumi di arachidi e di burro. L’etichetta è ispirata ai giochi della figlia e in ogni cassa da sei bottiglie si ritrova una sorta di gioco dell’oca ispirato alla produzione del vino, con le pedine costituite dalle placchette dei tappi di spumante.
Kettmeier propone un extra brut da 58 mesi sui lieviti e 2 g/l di residuo, Chardonnay per il 60% Pinot nero per il 40. Parte della fermentazione viene svolta con affinamento in botte piccola e infatti si sente una leggera nota di vaniglia. La sboccatura è di marzo 2017.
La FEM è presente con il Mach Riserva del Fondatore, 48 mesi sui lieviti, 8 mesi in barrique. Pompelmo, nocciola e crosta di pane; in bocca una bella sapidità.
Curioso il Rosé del Cristo, di Cavicchioli, un rosé ottenuto da uve Lambrusco, 36 mesi sui lieviti. Leggeri sentori floreali di rosa e di garofano.
I produttori stanno sbaraccando, ormai molti hanno finito il vino. Esco; in un angolo, mi sbaglierò, ma quello dev’essere il messaggero dell’imperatore che sta piangendo in silenzio.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.