E’ bello lasciarsi sorprendere. Dal vino. E il vino, probabilmente, è quel che è (un potentissimo feticcio che da millenni strega e ammalia l’umanità) anche per questo, forse soprattutto per questo: perché talvolta, in realtà a me capita sempre più raramente, sorprende. E così ti strega e ti ammalia.
Di provare questa sensazione, quest’anno, mi è capitato poche volte. L’ultima in ordine di tempo, con una bottiglia di Mueller Thurgau, che fra l’altro non è neppure la mia varietà preferita, dal prezzo abbordabilissimo.
In un pomeriggio di sole e di mali pensieri di qualche settimana fa, mi sono affacciato al bancone di mescita di un Circolo Alpini, una di quelle osterie alla buona che in Trentino, per fortuna, resistono e tengono in piedi le piccole comunità di montagna e di periferia. Lo stavo facendo senza particolari aspettative. Ero lì solo per passare una manciata di minuti di spensieratezza durante la mia ora pomeridiana di libertà. Non ho nemmeno chiesto quali fossero le bottiglie in mescita. Mi sono limitato a chiedere un bianco buono (come si usa in queste terre di montagna per identificare sbrigativamente un vino in bottiglia da sette decimi, quindi un po’ più costoso, e presumibilmente più buono, del bicchiere ordinario).
Il vino è arrivato. Insieme allo scontrino: 1,50 euro. Lo ho avvicinato al naso, più per abitudine che altro, perché, ripeto, non ero lì per il vino. E mi si è aperto un mondo, che almeno per un poco ha scacciato i miei mali pensieri di quelle giornate. Un’esplosione di fruttuosa di mela verde e di agrumi esotici che viravano verso profumi di erbe aromatiche alpine, mi ha inondate le narici. A quel punto, ho rivolto uno sguardo interrogativo alla barista e ho chiesto: “Ma cos’è questo spettacolo?”. La signora (graziosissima in tutti i sensi) ha preso la bottiglia dalla zona refrigerata e me la ha porta: Mueller Thurgau 2016 Trentino Doc Gaierhof.
Conosco l’azienda e i suoi brand collegati (fra cui l’ottimissimo Maso Poli dove nascono un Pinot Nero un TRENTO da sballo), conosco il valente enologo che supervisiona i vini, quel Goffredo Pasolli che è anche il capo dei capi della Assoenologi del Trentino, conosco il padre fondatore, Luigi Togn, uomo di #territoriocheresiste: ma non immaginavo che condissero le loro linee entry level con gioielli enologici come questo. Una sorpresa. Sorprendente. In bocca la sensazione di frutta tutta polpa, avvertita al naso, persiste e si amplifica sostenuta e accelerata da una sapidità (qualcuno direbbe mineralità) riconoscibilmente acida come deve essere in un Mueller trentino che si rispetti, ma senza strafare: al centro della sensazione degustavia resta la compattezza fruttata di un succo d’uva che miscela gli agrumi e le mele di montagna. E ti pare di addentare più che di bere.
Mueller Thurgau 2016 Trentino Doc Gaierhof: euro 6,70 sullo shop on line aziendale.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Non capisco tutta questo stupore. Prima che il Prosecco, in tutte le sue sfaccettature, prendesse evanescente mente piede il Mueller Thurgau, frizzante e non, era uno dei vini più apprezzati.
Forse signor Chinaglia ha ragione lei. Ma io continuo a sorprendermi, soprattutto quando incontro un vino "quotidiano" (nel senso del prezzo) fatto bene, che mi da soddisfazione. Generalmenque questi vini, pur di largo consumo, non vengono presi nemmeno in considerazione dalla critica, a me invece piace parlarne. In quanto al Mueller ha ragione, in passato ha avuto momento di gloria. Oggi per lo più si trovano in giro Mueller anonimi oppure Mueller molto "verticali", con acidità spiccate, che a me sinceramente piacciono poco. In questo caso, invece, ho bevuto un Mueller molto equilibrato, godibile e ad un prezzo abbordabile (1,50 a bicchiere).