Curiosa e rivelatrice (forse involontariamente, forse dolosamente) intervista a Mixer Planet del capataz di Cavit e dell’istituto di tutela TRENTO DOC, Enrico Zanoni, che riescie nell’incredibile miracolo di omettere minuziosamente di citare la denominazione TRENTO. Quando il territorio è niente e i brand aziendali sono tutto. Una lezione esemplare del Trentino enologico di oggi, senza patria e senz’anima. E tutto scaffali democratici. #seguirabrindisi
Leggi Vini Cavit: un piacere quotidiano da condividere
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
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veja esse video . salve sua familia. ATÉ quando vamos aceitar essa bagunça, veja o video, salve sua familia https://www.facebook.com/bolsonaroheroinacional/v…
Michele:tasi, prega e tira i soldi che lautamente distribuisco.
Andiamo in portogallo Tiziano? Ho un po' di lingotti di piombo, se i te ocor…
mi hanno promesso che esce
ah, a proposito, ma il mio necrologio lo hai poi pubblicato?
e poi anche li c'è chi resiste… ne scriverò nei prossimi giorni
Almeno sono soldi loro
bisogna anche dire che ci sono modi peggiori di impiegare i soldi di quello che hanno fatto Moretti&Co
e invece…il capataz del Trento…cita solo la sua marca. e si dimentica della sua denominazione.
Ma si dai, ammettilo Tiziano anche stavolta hai trovato l’appiglio per attaccare il rappresentante di un sistema che funziona bene. Il “capataz” come lo definisci tu fa il suo mestiere e lo fa anche molto bene siamo noi trentini invece i primi ad avere un idea contorta di territorio altrimenti non si spiegherebbe la nuova cartellonistica con quel bel logo sì, ma inspiegabilmente uguale sia che tu stia entrando in Trentino sia che tu stia uscendo e così, non si capisce dove comincia o dove finisce questo benedetto territorio Trentino,
oppure altra cosa inspiegabile il posizionare all’inizio del mio comune il primo per posizione un cartello con scritto TRENTO, non oso immaginare che altra confusione generi…
per non parlare poi, sempre in materia di cartellonistica stradale, di quei cartelli “strada del…” mi fa sorridere ogni volta quello posizionato nella tangenziale che scende verso Trento tra il Sait e l'A22 riportante la dicitura “Strada dello Chardonnay” e non vedi nei dintorni una vite neanche con il binocolo… Ha senso?
E allora io non pretendo attenzione al territorio da parte di un manager, lui fa il suo lavoro, ci riempie le tasche… siamo noi che viviamo il Trentino che dovremmo preoccuparcene e qui ti do atto Tiziano di essere l’unico a battere il chiodo,
e una certa responsabilità sento di avercela anch'io, si io come socio di una CS dovrei anch'io spingere affinchè anche la mia Cantina si metta in gioco e collabori con le altre imprese del mio comune in una sorte di “sussidiarietà circolare” per migliorare l’immagine del “mio” territorio, destinando ogni anno una piccola parte del proprio bilancio per per restituire ciò che viene costantemente sottratto e non aspettare sempre #mammaprovincia, poi si, potremmo pretendere che si parli di territorio trentino.
File Allegato
Trovo abbastanza condivisibili le tue osservazioni Giuliano. C’è una responsabilità collettiva, che investe tutti noi in questo “disamore” dilagante e capillare .
Ma torno sul mio post. Sinceramente non mi interessa “un appiglio”, come lo chiami tu, per rompere le palle al capataz. Fra l’altro è anche un uomo che stimo e non ne ho mai fatto mistero. E ancora fra l’altro credo che rispetto alla direzione precedente, segnata da uno spirito accentratore e quasi dispotico, grazie a Zanoni mi pare si siano fatti enormi e giganteschi passi in avanti. E tuttavia, mi sembra che il suo modo di muoversi, anche in questa intervista, sia esemplare: esemplare perché racconta minuziosamente come viene vissuto il prodotto vino, e tutta la filiera che lo precede, in Trentino: come un affare aziendale. Non come una questione territoriale(come capita nella maggior parte dei distretti vinicoli del mondo.. E’ chiaro che questa è una scelta politica, funzionale ad una certa idea di economia. Su cui io non sono d’accordo. Perché il vino senza territorio è solo una merce, come i bulloni, i detersivi e la carta igienica. Magari fanno guadagnare i produttori, anzi senz’altro. Ma non ne guadagna nulla il sistema nel suo complesso. Ora, leggere di un presidente di un ente di tutela (Istituto Trento Doc) che presenta una sua bottiglia, appartenente alla medesima denominazione, senza inserirla dentro il contesto collettivo di origine, mi pare sia una lettura didascalica: rappresenta perfettamente il Trentino di oggi. Che può piacere o non piacere. A me non piace. Tutto qui. Poi tutto il resto: e ti do ragione.
A proposito di capataz… oggi dovrebbe esserci l'assemblea Cavit, trapela nulla?
Vero, la cita la zona spumantistica Bresciana
Franco…non ho mai letto niente di Moretti in cui non fosse anche citata Franciacorta. Poi ..tutto il resto lo conosciamo.
Errore Tiziano quel tale che tu hai citato non lo cacceranno perché non hanno le palle per farlo e perchè larga parte dei tondinari bresá quello li tiene per le palle
E che il vino che vende qui lo vende sottocosto 😂 cosa vuoi di piu, non è cosa sei ma essere convinto di quello che sei 😊
non ho mai evocato ne buoi… ne asini..ma un'idea, quella imperiale, finitia a suo tempo e ora verosimilmnete improponibile. stavo invece cercando di marcare la differenza antropologica fra chi ha difesa una propria heimat e chi non lo ha fatto. E continua a non farlo. Fra chi decide di vendere il 50 per cento del proprio vino sul proprio territorio e chi invece prefersice vendere l''80 % del proprio vino in Usa. E' una scelta politica, solo politica. e scellerata. cosi come si configurano come scellerate le parole di un presidente di un istituto di tutela che omette di citare la denominazione della sua bottiglia. Se questa cosa fosse accaduta, per dire, in Franciacorta, il giorno dopo vittorio moretti sarebbe stato cacciato a calci in culo. Ma una cosa cosi in franciacorta (italianissima lombardia) non.n sarebbe mai accaduta. Non è mai accaduta. Mi pare..
Non ti sforzi mai di capire chi veramente cerca di interfacciarsi con i tuoi post 😉 pensi che io, figlio di non contadini si sia fatto il culo fino a qui perchè in segreto aneli al ritorno degli zar? Siamo seri, a me di quel tempo piace che chi ha imparato e ha potuto crescere lo ha fatto. Non è perchè sono un tirolese convinto che voglio tornare al bue e a messa alle sei di mattina… lingua o no, chi ha una forte identità cresce chi ha casino fa casino. E i venditori di fumo prosperano dove c'è casino.
io capisco michele..che tu sia innamorato di un amore che non c'è più…e che è finito unn secolo fa….perchè era un mondo finito…. perchè tutta quell'architettura era morente da un pezzo, ma vedi…l'opera di italianizzazione è stata ben più feroce e cruenta in alto adige…che ha dovuto subire anche l'insulto al monumento alla vittoria… ma l'alto adige ha reagito con la scuola delle catacombe…ha saputo opporsi e resistere, noi eravamo differenti..soprattutto perchè prevalentemente di lingua italana (per fortuna, dico io). ma non è questa la questione: l'amore orgoglioso per la propria heimat si coltiva ovunque a nord e a sud, tranne che in quei luoghi che invece si vendono allegramente ai modelli globalisti. E in trentino, e qui torno al vino, siamo stati globalizzatori ante litteram, da quando abbiamo affidato questo settore a due manager anti territorialisti (Giacomini per Cavit e Rizzoli per Mezzacorona) . E in queste scelte non c'entrano le opzioni linguistiche e nemmeno le nostalgie di un impero che non c'è più: si tratta di scelte politiche consapevoli che i trentini, da trentini, hanno agito consapevolmente.
La.terra di confine accentua la diversità proprio perche cerca differenza… un de avio el se sente pu trentin che en nones probabilmente. Io credo che trento abbia scelto di continuare col nulla proprio da quei famosi anni settanta in cui si è divisa la regione in due province. Divisione creata dal lavoro di intorbidimento e cancellazione tanto ben fatta nei 40 anni prima… il sudtirolo ha parato il colpo per la lingua noi abbiamo lasciato grazie a luminari come piccoli e compagni di merende. Tutto ben mantecato al tasi e prega.
Credo, nel mio piccolo, dipenda anche da una connotazione geografica di confine e, conseguentemente, di passaggio. La maniera di pensare e di vivere è stata pesantemente influenzata da questo. La vocazione di diversità di Trento e del suo territorio parte da qua. Il concilio lo hanno fatto do ve esisteva un forse atavico, non politico ma riconosciuto confine. Poi le ultime aggressive generazioni industrializzate hanno fatto cose grandi, ma, tant'è:hanno seminato su terreni già dissodati da tempo. Hanno aggiunto denti ad un ingraaggio che esisteva già, per cosi dire. In sudtirolo hanno aggiunto denti, ma nessuno ha mai messo lì ingranaggi.
mah…se fosse così…avremmo fatto anche noi come fanno gli amici alto atesivni che coltivano minuziosamente un senso di heimat. Che poi la si ritrova anche in territori italici….dalla valpolicella al salento, da barolo a montalcino. Noi no, noi. Almeno ora. ,dico ora, perche invece fino agli settanta, ottanta del secolo scorso, non era così. Il Trentino faceva scuola, in molti campi, dall'università all'urbanistica. E nei territori si respirava, a destra come a sinistra e al centro, un forte senso di attaccamento e di orgoglio territoriale. La generazione che mi ha preceduto è stata una generazione di pionieri e di costruttori territoriali. Poi è accaduto qualcosa, uno scollamento. Forse ci siamo innamorati troppo di noi stessi, di un'idea dell'autonomia come esercizio retorico ed assistenzialistico (e meditico) e allo stesso tempo ci stavamo vendendo in ritardo al miraggio dell'industrialismo.
W Palombella Rossa …
“Appuntamento d’eccezione al Milano Contract District per Cavit, nome di punta del comparto vitivinicolo italiano, che con il marchio Altemasi ha recentemente siglato un accordo di partnership con il primo distretto del design dedicato al mondo real estate e contract.” Se dico Nanni Moretti e schiaffoni alla giornalista ci siamo già capiti Tiziano Bianchi?
"Appuntamento d’eccezione al Milano Contract District per Cavit, nome di punta del comparto vitivinicolo italiano, che con il marchio Altemasi ha recentemente siglato un accordo di partnership con il primo distretto del design dedicato al mondo real estate e contract." Se dico Nanni Moretti e schiaffoni alla giornalista ci siamo già capiti Tiziano Bianchi?
Mi sa Tiziano che siamo in tanti ad aver dimenticato il territorio e poi…
KKKKK beijos
https://www.facebook.com/jesusmedefenda/videos/1968919103397173/
https://www.facebook.com/jesusmedefenda/videos/19…
La mia domanda è seria nel senso che mi interessa personalmente. La totale mancanza di identità di qualsiasi prodotto trentino a cosa è dovuta secondo te Tiziano?
bisognerebbe organizzare un seminario internzionale per capire quando è cominciato tutto questo. un seminario lungo un anno. Ci manca, manca al Trentino un’idea di heimat, che non è necessariamente quella a cui pensi tu. Ma noi a parte qualche rara e preziosa esperienza (valle di non ) non ce l’abbiamo.
mah…se fosse così…avremmo fatto anche noi come fanno gli amici alto atesivni che coltivano minuziosamente un senso di heimat. Che poi la si ritrova anche in territori italici….dalla valpolicella al salento, da barolo a montalcino. Noi no, noi. Almeno ora. ,dico ora, perche invece fino agli settanta, ottanta del secolo scorso, non era così. Il Trentino faceva scuola, in molti campi, dall’università all’urbanistica. E nei territori si respirava, a destra come a sinistra e al centro, un forte senso di attaccamento e di orgoglio territoriale. La generazione che mi ha preceduto è stata una generazione di pionieri e di costruttori territoriali. Poi è accaduto qualcosa, uno scollamento. Forse ci siamo innamorati troppo di noi stessi, di un’idea dell’autonomia come esercizio retorico ed assistenzialistico (e meditico) e allo stesso tempo ci stavamo vendendo in ritardo al miraggio dell’industrialismo.
Credo, nel mio piccolo, dipenda anche da una connotazione geografica di confine e, conseguentemente, di passaggio. La maniera di pensare e di vivere è stata pesantemente influenzata da questo. La vocazione di diversità di Trento e del suo territorio parte da qua. Il concilio lo hanno fatto do ve esisteva un forse atavico, non politico ma riconosciuto confine. Poi le ultime aggressive generazioni industrializzate hanno fatto cose grandi, ma, tant’è:hanno seminato su terreni già dissodati da tempo. Hanno aggiunto denti ad un ingraaggio che esisteva già, per cosi dire. In sudtirolo hanno aggiunto denti, ma nessuno ha mai messo lì ingranaggi.
La.terra di confine accentua la diversità proprio perche cerca differenza… un de avio el se sente pu trentin che en nones probabilmente. Io credo che trento abbia scelto di continuare col nulla proprio da quei famosi anni settanta in cui si è divisa la regione in due province. Divisione creata dal lavoro di intorbidimento e cancellazione tanto ben fatta nei 40 anni prima… il sudtirolo ha parato il colpo per la lingua noi abbiamo lasciato grazie a luminari come piccoli e compagni di merende. Tutto ben mantecato al tasi e prega.
io capisco michele..che tu sia innamorato di un amore che non c’è più…e che è finito unn secolo fa….perchè era un mondo finito…. perchè tutta quell’architettura era morente da un pezzo, ma vedi…l’opera di italianizzazione è stata ben più feroce e cruenta in alto adige…che ha dovuto subire anche l’insulto al monumento alla vittoria… ma l’alto adige ha reagito con la scuola delle catacombe…ha saputo opporsi e resistere, noi eravamo differenti..soprattutto perchè prevalentemente di lingua italana (per fortuna, dico io). ma non è questa la questione: l’amore orgoglioso per la propria heimat si coltiva ovunque a nord e a sud, tranne che in quei luoghi che invece si vendono allegramente ai modelli globalisti. E in trentino, e qui torno al vino, siamo stati globalizzatori ante litteram, da quando abbiamo affidato questo settore a due manager anti territorialisti (Giacomini per Cavit e Rizzoli per Mezzacorona) . E in queste scelte non c’entrano le opzioni linguistiche e nemmeno le nostalgie di un impero che non c’è più: si tratta di scelte politiche consapevoli che i trentini, da trentini, hanno agito consapevolmente.
Non ti sforzi mai di capire chi veramente cerca di interfacciarsi con i tuoi post 😉 pensi che io, figlio di non contadini si sia fatto il culo fino a qui perchè in segreto aneli al ritorno degli zar? Siamo seri, a me di quel tempo piace che chi ha imparato e ha potuto crescere lo ha fatto. Non è perchè sono un tirolese convinto che voglio tornare al bue e a messa alle sei di mattina… lingua o no, chi ha una forte identità cresce chi ha casino fa casino. E i venditori di fumo prosperano dove c’è casino.
non ho mai evocato ne buoi… ne asini..ma un’idea, quella imperiale, finitia a suo tempo e ora verosimilmnete improponibile. stavo invece cercando di marcare la differenza antropologica fra chi ha difesa una propria heimat e chi non lo ha fatto. E continua a non farlo. Fra chi decide di vendere il 50 per cento del proprio vino sul proprio territorio e chi invece prefersice vendere l”80 % del proprio vino in Usa. E’ una scelta politica, solo politica. e scellerata. cosi come si configurano come scellerate le parole di un presidente di un istituto di tutela che omette di citare la denominazione della sua bottiglia. Se questa cosa fosse accaduta, per dire, in Franciacorta, il giorno dopo vittorio moretti sarebbe stato cacciato a calci in culo. Ma una cosa cosi in franciacorta (italianissima lombardia) non.n sarebbe mai accaduta. Non è mai accaduta. Mi pare..
E che il vino che vende qui lo vende sottocosto 😂 cosa vuoi di piu, non è cosa sei ma essere convinto di quello che sei 😊
Errore Tiziano quel tale che tu hai citato non lo cacceranno perché non hanno le palle per farlo e perchè larga parte dei tondinari bresá quello li tiene per le palle
bisogna anche dire che ci sono modi peggiori di impiegare i soldi di quello che hanno fatto Moretti&Co
e poi anche li c’è chi resiste… ne scriverò nei prossimi giorni
Andiamo in portogallo Tiziano? Ho un po’ di lingotti di piombo, se i te ocor…
La mia domanda è seria nel senso che mi interessa personalmente. La totale mancanza di identità di qualsiasi prodotto trentino a cosa è dovuta secondo te Tiziano?
bisognerebbe organizzare un seminario internzionale per capire quando è cominciato tutto questo. un seminario lungo un anno. Ci manca, manca al Trentino un'idea di heimat, che non è necessariamente quella a cui pensi tu. Ma noi a parte qualche rara e preziosa esperienza (valle di non ) non ce l'abbiamo.
E non lo imputi alla voluta denaturazione di un territorio che per 800 anni ha fatto parte di un mondo ben definito? Con tutte le milioni di sfaccettature che vogliamo prendere 😉
https://m.youtube.com/watch?v=6rhfXc39bOo
https://m.youtube.com/watch?v=6rhfXc39bOo
Moriremo democratici. Per no dir democristiani.