Memorie fragili/ nelle rovine circolari di un tempo in fuga. Sciabordio di parole concave/, di giorni disanimati/, di rivolte estetiche e di vuoti etici.
E poi il silenzio ostile delle città tristi che hai attraversato, il sortilegio delle tue lune d’oriente, // l’azzardo della ragione ,composta e deposta;// l’ossessione e il languore di ogni deriva del pensiero che tu hai sofferto e il dolore muto dell’altrove, la sola terra amica per i tuoi giorni d’esilio .. Tu..i giorni dei marciapiedi e degli alberghi ad ore. Tu..le viscere e le tenebre/ tu.. il trasumanare nei corpi d’accatto e negli umori opachi dell’amore mercenario. Tu..le ceneri di Gramsci e di una passione ancestrale. Tu…la polvere degli dei e il silenzio del rito e della preghiera. Tu…e i giorni di amore e di odio di un uomo, quest’animale che vuole durare. Tu…CINERA PASOLINI
Pasolini nel 1956 scrisse alcuni versi per un ragazzo, un giovane che ancora ignora il bene e il male e il morire, quel giovane è Bernardo Bertolucci, il regista di Ultimo Tango a Parigi e il figlio di un grande poeta, Attilio Bertolucci.
Quei versi sono anche i nostri e sono per noi.
“Vieni tra gli amici adulti e fieramente/umile, ardentemente muto, siedi attento/alle nostre ironie, alle nostre passioni/ ad imitarci e ad esserci lontano ti disponi”.
Nacque. Omissis. Morì. Anzi, morirà.