Nascosto tra le storiche vie di Trento si erge lo splendido Palazzo Roccabruna, un posto misconosciuto alla maggioranza dei millennials come noi, ma sulla bocca di molti appassionati di enogastronomia.
Durante il mese di novembre il Palazzo ha ospitato I piatti delle Confraternite, l’evento che ci ha permesso di vivere un’esperienza unica animata dai sapori della migliore tradizione culinaria e vinicola del nostro territorio.
Siamo stati accolti in un’atmosfera calda e avvolgente arricchita dallo spirito conviviale del personale di servizio, sullo scenario di un luogo emblema della simbiosi perfetta tra tradizione e modernità. La nostra avventura culinaria è stata inaugurata da due antipasti tanto semplici quanto eccellenti: insalata di mele con noci del Bleggio e Casolet della Val di Sole e tortel de patate con formaggi trentini del Cruccolo, accompagnati dall’inconfondibile freschezza di un calice di Trento. Abbiamo proseguito il nostro viaggio con una deliziosa zuppa di fagioli con “brustolin” accoppiata alla freschezza di un bicchiere di Nosiola: la dimostrazione vincente di come si possano nobilitare ingredienti tradizionalmente umili. Infine i dessert, torta de fregoloti e torta di noci del Bleggio, hanno concluso il nostro percorso con la loro tipica dolcezza rustica.
L’esperienza nel suo complesso? Un autentico trionfo del palato.
DroWine, un gruppo di amici del Basso Sarca (in Trentino), che da vent’anni esplorano l’Italia del vino e della vigna. La sede del loro cenacolo, e delle loro degustazioni in house, dove consumano gioiosamente le bottiglie acquistate on the road, è in una taberna di Dro, il borgo al centro geometrico di tre laghi, quello di Garda, quello di Cavedine e quello di Toblino, che dà il nome all’omonima Susina DOP
Approfitto della breve cronaca firmata dagli amici Alessandro e Valerie, per fare un paio di osservazioni.
La prima sulla manifestazione ideata da Luca Boscheri e Andrea Bassetti. E la seconda, prendendo spunto dallo sguardo meravigliato dei due autori, per riflettere brevemente sul rapporto fra Palazzo Roccabruna e la generazione Y di casa nostra.
1) E’ un buon segno, finalmente, quello che arriva dall’Enoteca Provinciale. Il segno di un’apertura alla città e ai suoi protagonisti, associazioni, food lover, wine lover e ristoratori. Era una vecchia idea, questa, di cui con l’amico Luca Boscheri abbiamo discusso a lungo, all’ombra dei gazebo colorati del Mas de la Fam, fra un Trento e uno Champagne. Io, che sono un tipo facile alla resa, ho capitolato in fretta , ma lui con l’ostinazione degli uomini con la schiena dritta ha continuato la sua – e un po’ nostra – battaglia e ce l’ha fatta.
E’ riuscito a convincere i boiardi di via Santa Trinità, e sono sicuro che non è stato facile, ad aprire le porte del palazzaccio per far entrare un po’ d’aria fresca. E lo ha fatto dentro una prospettiva condivisa con centinaia di persone, di uomini e donne che ogni giorno masticano di food & wine in Trentino; che ogni giorno umilmente, volontariamente, ma con la convinzione e l’amore di chi ci crede sempre comunque vadano le cose, sono gli ambasciatori di un territorio che vuole resistere. Insomma bravo Luca. E bravo anche Andrea. E bravi tutti gli altri. Peccato solo che anche questa volta dal simposio delle confraternite che si sono date appuntamento al Roccabruna sia mancato il contributo dei due sodalizi del vino, Confraternita di Bacco e Confraternita della Vite e del Vino, che anche questa volta sono riusciti a perdere il treno della socializzazione dell’esperienza vino.
2) Alessandro e Valerie, sono due giovani venticinquenni trentini, alle spalle hanno recenti studi universitari e sono lui di Rovereto e lei di Trento. Sono, insomma, i volti e le voci dei millennials di casa nostra. Il palazzaccio, che ha riempito loro gli occhi di stupita meraviglia, non lo conoscevano. Lo avevano sempre guardato dal di fuori. Forse passandoci davanti qualche volta si sono anche chiesti, come mille e mille altri loro coetanei, cosa contenesse mai quello scrigno incastonato nel centro di Trento, ma con i portoni eternamente chiusi.
Anche di questo, con i vertici di Roccabruna, abbiamo discusso inutilmente e a lungo, io, Angelo Rossi e altri: dell’intima vocazione all’isolamento rispetto alla città e ai giovani che in via Santa Trinità sembra coltivata quasi devotamente. Ostinatamente. Anacronisticamente. Eppure, gli spazi di agibilità politica ci sono. Ed è un peccato che questa opportunità sia pervicacemente e dolosamente negata ai giovani; l’opportunità di avvicinarsi con disinvoltura, senza soggezione, a questo mondo. Che è il nostro mondo. Ma che troppo spesso appare come un ostico e ferale museo delle cere.
#seguirabrindisi e anche #territoriocheresiste