Reportage enofotografico quasi in diretta delle nostre esplorazioni in terra di Langa.
C’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.
[ cesare pavese – la luna e i falò ]
DroWine, un gruppo di amici del Basso Sarca (in Trentino), che da vent’anni esplorano l’Italia del vino e della vigna. La sede del loro cenacolo, e delle loro degustazioni in house, dove consumano gioiosamente le bottiglie acquistate on the road, è in una taberna di Dro, il borgo al centro geometrico di tre laghi, quello di Garda, quello di Cavedine e quello di Toblino, che dà il nome all’omonima Susina DOP