Fioccano gli enoconsigli per il brindisi del primo dell’anno. E con loro le castronerie.
Su Winefolly un post parla, con intenzioni lodevoli e meritorie sia chiaro, degli spumanti italiani e avverte che “se vedete il Prosecco rosé, sappiate che il colore rosa deriva dall’aggiunta di un tocco di Pinot nero (Pinot Noir); il che gli conferisce aromi di pesca e fragola”.
Se vedete il Prosecco rosé, state alla larga, mi vien da dire. C’è qualcuno che sta cercando di fregarvi.
Secondo episodio: un post su Facebook riporta un riquadro di un quotidiano (credo si tratti de il Resto del Carlino, edizione di Bologna). Qui si consiglia di iniziare il cenone con un “prosecco Ferrari Brut”. E per i dolci e la mezzanotte? Un brut, Franciacorta o Champagne.
Caliamo un momento un velo sulla mala informazione che circola attorno agli spumanti della DOC Trento. Sempre meno, per fortuna, ma comunque fa male: ne è rimasto vittima pure il Ferrari, quello che per molti versi del Trento è un po’ la bandiera, figuriamoci gli altri. Ma torniamo al trafiletto.
L’autore di questi consigli è un “gourmet”, tal Michele Ricca. Il suo ritratto in un articolo sul Resto del Carlino online (edizione di Bologna) dice di lui che: “ [ … ] nella vita è un impiegato ma che da ragazzino avrebbe voluto fare l’Alberghiero a Rimini”.
Ora, il nostro gourmet sarà una brava persona ed è anche simpatico, stando ai video del Resto del Carlino. Avrà le sue virtù, così come pure il giornalista (o la giornalista).
Se però agli esami da sommelier della FISAR qualcuno dicesse cose come quelle riportate sul trafiletto, verrebbe cacciato senza troppi complimenti; immagino lo stesso valga per l’AIS.
Ma a Bologna, Bologna la grassa, ci sarà qualcuno che conosce la differenza tra una bottiglia di vino e un lampadario? Qualcuno che sa che il Ferrari Brut non è un prosecco ma un Trento, cioè una delle eccellenze del metodo classico italiano, diverso per uvaggio, territorio e metodo di produzione? Qualcuno in grado di proporre un Asti con il pandoro?
E a Wine Folly? Vabbè che sono americani, ma sul vino ci vivono. Pubblicano libri, bellissimi poster, tutto sul vino. Dovrebbero saperlo, che il prosecchino rosé esiste solo per scherzo.
Chiariamo: non è snobismo, non mi interessa che chi scrive, o chi consiglia, abbia titoli altisonanti. Non si tratta di gusti, che possono essere personali, stiamo parlando dell’abicì. Di rispetto per la materia e per chi legge, in fondo.
Insomma, basta con le brave persone, simpatiche e incompetenti. Datemi un antipatico che sa di che cosa sta parlando.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.
…problema risolto da anni.
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
…un po’ Claudio Lolli, ma più Anna Andreevna Achmatova 🙂
Abrazos..
Quest’anno il “prosecco rosé“ va molto di moda anche in Germania. Da rabbrividire quanta disinformazione….