“Dime ti se val la pena far tante comedie co l‘ape maia, per vender vim a ‘sto prezo?“*.
Mi scrive un viticoltore rotaliano che ci propone questa immagine. #seguirabrindisi
[*] Traduzione: Ma dimmi tu se vale la pena fare tutto questo teatro e questo lavoro con l’Ape Maia, per poi vendere il vino a questo prezzo
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Uva Valdadige
vi siete certificati anche voi?
Domande da inesperto/sprovveduto: in Vallagarina/Valdadige ci sono produttori/cantine automomi/indipendenti (extra cooperative intendo) Quanto incidono sul totale produttivo? COME SE LA PASSANO?
In. Volume circa il 5/7 della materia prima totale. In valore di prodotto finito il doppio. E se la passano mediamente bene. Ma stanno su un circuito di mercato non GDO.
GRAZIE!
Gianclaudio Andreolli pregoprego
In tempi normali €3,99 in promo permette a tutti di sopravvivere discretamente. Interessante però notare come una DOC 2017, appena “svinata” venga venduta con uno sconto del 24%. L’altro ieri, col panettone in tavola, non piangevano tutti per la vendemmia più scarsa degli ultimi 50 anni? Solo 40 milioni di hl ovvero il 26% in meno della vendemmia 2016? Delle due l’una, o la scarsità di prodotto è una finzione a scopi speculativi oppure qualcuno per difendere o, all’opposto per acquisire quote di mercato è disposto ad una strategia particolarmente “disinvolta” (eufemismo).
Ma allora quale è il valore aggiunto prodotto dall’ape, stante fra l’altro la scarsità di prodotto 2017 come ricordi tu?
Anche se poi questa, quella relativa al prezzo, è solo una parte, e non la più significativa, della critica a questa certificazione.
Di fronte al buyer della GDO o di un importatore il collarino con l’ape che vola non ha praticamente alcun valore aggiunto. Prima di noi lo sanno i grandi managers, poi lo sappiamo noi due e poi alla fine forse, ma neanche, lo saprà anche qualche contadino. Se vuoi sperare di essere preso sul serio devi andare sul biologico. E allora sei nella categoria e scaffale dei biologici. E devi farlo seriamente e assumerti tutti gli oneri e i rischi che ciò comporta e naturalmente avere il rispetto e gli onori del mercato se il vino è buono. Il resto sono pippe per pisellini. Già uscire a scaffale a fine Febbraio 2018 con un TNDOC 2017 da vendemmia scarsissima (dicono) scontati del 24% è la conferma di quanto sopra, ovvero che i managers sanno che è così, valore aggiunto zerovirgolamezzo. Faccio anche notare che il collarino costa, poco ma costa, inoltre il suo posizionamento sul collo della bottiglia nella maggioranza dei casi deve essere fatto manualmente sulla linea d’imbottigliamento e poi riposizionato sempre manualmente da chi allestisce lo scaffale. Molti di questi vanno persi o danneggiati. Se cerchi di posizionare il logo sulla retro-etichetta non ci trovi lo spazio e perdi visibilità, se lo posizioni sulla fronte “sporchi” (gergo) l’etichetta. Poi della stessa linea di prodotto alcune referenze sono “ape” altre magari no, che fai, etichette diverse? Negli Usa, Cina, Brasile ecc. le etichette devono essere approvate dalle autorità competenti, se cambi qualcosa dovresti richiedere l’approvazione o rischiare delle grane, ecc. ecc. ecc. Per sei mesi hai un pò di maggiore visibilità sullo scaffale, poi… non sei più una novità e finisci nel dimenticatoio. Ma per allora hai già finito i collarini, non hai tanta voglia di riordinarli e in produzione si sono stufati di appenderli. Sono curioso di vedere in futuro dove la metteranno l’ape… La notizia piuttosto è la non notizia, ovvero perchè MC non aspetta neanche le 2 settimane prima di Pasqua e parte subito così aggressiva senza preoccuparsi di proteggere gli incrementi dei listini dovuti alla scarsità di prodotto dell’ultima vendemmia?
Stefania CataniaCataniaKatia Mancosu ecco la vostra apina
😂😂😂😂 oddiooooo
Non capisco il problema: è il prezzo che lo sta vendendo il distributore o il prezzo a cui il produttore lo ha venduto?
In realtà il problema è questo bollino. Secondo me. Poi si prezzi conosciamo le dinamiche.
Tiziano Bianchi capisco ancora meno: il bollino lo ha messo 1/2 corona; il prezzo lo ha deciso il distributore: quindi?
Alessandro Rosso Massì, certo Alessandro che il collarino (e vedremo quanto durerà il collarino e dove finirà poi il bollino) lo mette il produttore. Mentre il prezzo allo scaffale lo mette il distributore. Ci mancherebbe altro.
La foto e il commento del contadino che me le ha mandate, però, se ho interpretato bene il suo pensiero, volevano dire questo: questa certificazione ci costa soldi e lavoro aggiuntivo (e probabilmente anche molte ansie aggiuntive) ma il posizionamento al consumo del vino prodotto con le nostre materie prime certificate resta sempre quello. Quindi quale è la sua utilità?
Questo credo volesse dire il mittente della foto. Su tutto il resto ne ho scritto mille volte. E davvero ormai non credo sia più utile ripetere la stessa medesima e noiosa lezione.
E invece, parlando di altro, secondo te che sei uomo di mercati e che queste dinamiche le conosce bene: come mai a fronte di una vendemmia, la 2017, segnata da una significativa riduzione di prodotto i prezzi restano ancora cosi fortemente promozionati, gia prima di Pasqua.
Tiziano Bianchi
le cantine hanno giacenze sostanzialmente pari a una vendemmia e la gdo ha potere contrattuale enorme. Per la gdo ogni Cantina è sostituibile con estrema facilità. ciò a causa di una esorbitante atomizzazione dell’offerta rispetto a una concentrazione della domanda rappresentata dalla distribuzione. Solita legge di mercato domanda/offerta
Ochei … Perfetto. Questo per svelare ai nostri amici contadini cosa significhi stare in GDO. Che magari si erano illusi di aver trovato nell Ape Maia la chiave per conquistare il paradiso.
È caro ..si trova a meno
Tiziano, dai …
Tutta la viticoltura italiana sta virando verso la sostenibilità e responsabilità, in senso ampio. Abbiamo la fortuna di aver investito per decenni sulla produzione integrata e abbiamo in tutta la regione tecnici bravissimi. Tante regioni italiane stanno facendo in questi anni i loro primi passi con protocolli volontari, magari diversi dal nostro, e hanno ottenuto un buon successo … mediatico e tecnico.
Questo metodo di produzione può pure essere utilizzato per comunicare non solo al cliente ma a tutta la popolazione, ahimè esistono pure gli astemi, ciò che si fa di positivo per l’ambiente – cioè la nostra casa. Può esserci un vantaggio commerciale, vuoi che senza certificazione in alcune catene non si entra, ma c’è anche un vantaggio sociale !. Che pur quel agricoltore li abiterà qui, e non penso gli faccia piacere se usano vicino a lui chissà cosa pesando a badilate. Biologico è meglio ? si, probabile, oh ci si arriverà eh … non sai quanti passaggi in positivo son stati fatti in questi anni dagli agricoltori, io da parecchi sono stupito per l’impegno e l’interesse che ci mettono. Negatività in provincia c’è ne sono state, e c’è ne saranno. Succede ovunque. Rimane però un bilancio positivo …e sostenibile .
Il problema è quel marchio ? c’è ne sono a dozzine ! … se qualcuno prendesse la briga di contarli dove conta veramente, non alla Conad o alla Coop vicino casa, ne scoprirebbe centinaia !. In Nuova Zelanda, colonizzata dagli inglesi (!!!!) nel 1800 e qualcosa, oggi ha 30000 ettari circa a vigneto … ha ben 4 certificazioni sul vino !!!. Marchi equivalenti ci sono in Cile, Argentina, Sudafrica, Australia, Argentina, Germania, Canada ecc ecc … quanti sono gli stati viticoli ?. Evito di dirti quanti c’è ne sono in stati più grandi come gli USA – il mercato più importante per i topo gigisti rotaliani o trentini – dove ogni regione ne ha almeno 1 marchio e ci sono marchi di sostenibilità legati alla vite e al vino ben più assurdi (per riderci su ti dico solo il Salmon Safe – e vuol dire proprio quello che stai pensando). Purtroppo il mondo del vino è complesso e non basta vendemmiare il topo gigio e saper usare google per ritenersi competenti.
Sul prezzo di quei vini, di quel livello … eh vabbè … bisogna chiedersi se a chi è invisa questa fase di svolta agricola, e quella certificazione, non è che magari è pure contrario ad una revisione delle rese ettaro ?… i vini di quel livello non sono certo ottenuti da basse livelli di produzione ad ettaro o da zone particolarmente qualitative … e non possono certo pensare di avere prezzi al consumatore, e al produttore, più alti … moglie ubriaca e botte piena, elevata qualità e elevato reddito ? =D. Poi se un viticoltore pensa che vini a 2-3-4 euro e ziffola siano eccellenti e inviati in tutto il mondo … io mi arrendo !.
scusa era invidiati … non inviati
Sono cose su cui io e te ci siamo confrontati ampiamente Giacomo. Ma io continuo a pensare che sarebbe stato utile organizzare ed investire su un marchio di sostenibilità locale, territoriale, trentino. Questo marchio non ci differenzia. Ci omologa verso il basso.
“Tante regioni italiane stanno facendo i loro primi passi”. ?????
Tiziano ecco, non volevo scrivertelo … vabbè mi passerai il tuo avvocato =D. Faccio un esempio a tuo rischio però =D.
Un marchio di certificazione sostenibilità territoriale per un consumatore internazionale ha scarsa importanza perchè fa fatica a riconoscere il territorio, in particolare se piccolo. Marchi come il Lodi Rules, o altri, ad esempio che riconoscibilità hanno quando si esporta ? … Molto più riconoscibili sono quelli che comprendono stati. Io e te conosciamo la zona californiana viticola di Lodi, che è grande quanto il Trentino viticolo … ma in quanti la conoscono in italia e quanti si fiderebbero del marchio ? e quanti conoscono il Trentino in America e nel resto del mondo ?
Sull’autorevolezza di SQNPI lascio rispondere a Molon così riduco le telefonate in arrivo =D.
Salve, Zottele, sempre bello parlare con qualcuno che sa argomentare così. Per il resto ti puoi informare su quali modifiche, dagli R free in poi, hanno fatto in questi ultimi anni alcune regioni viticole prima di sputarmi addosso. Grazie.
Giacomo Widmann mi fa piacere che tu abbia fatto questo esempio: perché poggia sul presupposto che questo è un marchio ad usum di un’settore a spiccato carattere industrale che punta a canali di vendita della gdo internazionale. Perfetto: nn c’è nulla di male. È legittimo, ci mancherebbe altro. È quello che ho sempre scritto anche io. Però tu sai che io invence sono convinto che il trentino si meriti un modello di sviluppo agricolo differente. E non sto sentenziando da una poltrona accartocciata sulle nuvole, ma dall’esperienza elaborata dalla stragrande maggioranza dei consorzi vinicoli di qualità.
Il marchio sudtirol appartiene a un territorio più grande o piu produttivo? Eppure è riconoscibile e conosciuto, su vino e su altri prodotti. Come si spiega alla luce di questo inno alla globalizzazione?
Giacomo Widmann: ovviamente non sputo in faccia né a te né a nessuno. Mi sorprende che si dica che le altre regioni “muovano i primi passi”. Ecco qui i numeri: http://www.inumeridelvino.it/2018/02/i-numeri-della-viticoltura-biologica-in-italia-aggiornamento-2016.html#more-22025
Giacomo Widmann una rilessione a margine, che non c’entra con l’ape maia. Hai ragione, gli americani non conoscono il trentino come regione viticola. Però cazzo….Cavit monopolizza (quasi) il mercato del pg da quasi quarant’anni…. e fra una bottiglia e l’altra….non è tata capace …di costruire un racconto del trentino e del territorio. Ah già ma cavit (e mezza) vendon brand. E magari anche venezie…e Pavia. Giusto…. il territorio non rientra fra le loro priorità, giusto…però in 40 anni…e tanti milioni di boze vendute su quei mercati…magari…un po’ di riconoscenza…per la loro heimat…per la loro vaterland…magari..solo un po’…ah..certo…c’è Pavia…e Venzia..Ok…
Certo Tiziano, ovvio, è per la GDO. Anche se mi hanno detto che c’è/ci sarà il cartellino su ogni bottiglia. Magari quando esce qualche selezione superiore vedo se lo piazzano anche sulle bottiglie da ristorante (magari il ristoratore lo toglie). Ne abbiam discusso già, l’impostazione è quella lì comunque. Io non vado a comprare vini SOLO perchè hanno un bottino, collarino e chissà cosa, però è evidente da analisi di mercato che una bella fetta di consumatori è influenzabile in quel modo.
Purtroppo anche se ho trent’anni non sono certo di arrivare a vedere un Trentino viticolo diverso. E ho voglia di vivere a lungo =D. Magari !. La vedo difficile però. Dai che ora fanno al DOCG … 🤣🤐 😎… lo smile è a scelta … non farmi dire di più dai =D
Matteo, l’esempio sul Lodi Rules (o altri uguali) … non è solo un territorio viticolo (appunto di Lodi), ma è anche un marchio di sostenibilità ! … Sudtirol è un marchio di qualità, non di sostenibilità ! … Quindi un confronto andrebbe fatto sulle preferenze commerciali dello Zinfandel di Lodi e una Schiava sudtirolese … Sui marchi di sostenibilità vince 1-0 Lodi.
Zottele, si parla di sostenibilità della PRODUZIONE INTEGRATA. Non c’entra nulla il bio.
Giacomo Widmann la vedo lunga anche io. lunghissima. La notizia annunciata l’altro giorno al buoncosiglio dal “compagno Rizolom Leveghi” che Mostra Vini quest’anno (come due anni fa) viene fatta slittare a settembre, tempo di sagre, mi pare confermi questo trend irrimediabile che precipita verso il vino merce.
Tiz, altrimenti non era concidente con lo Spatium – Pinot Blanc ? …
Giacomo Widmann eccerto per non fare uno sgarbo agli amici di eppan… ne sem tirai ‘ndrio..anzi ne sem butai ‘nvanti…..su le sagre… #seguiratroiaio come dice Alessandro Ghezzer
Non mescoliamo il preparato. Inconsciamente il marchio sudtirol, pur con tutte le storture e incoerenze, è sinonimo nel globo, oltre che di provenienza, anche di qualità. E questo è assioma dal latte al legno lamellare. Comemai in trentino non si è riusciti a fare lo stesso col marchio trentino? Senza scomodare certificazioni e enti paradossali e inutili, che non garantiscono mai il prodotto finito.
Tiz, dai la mia era una provocazione 😁 … ci sarà qualche ragione valida… intercettare più flussi o altro … Non ho voglia ne di saperlo ne di chiederlo… Non mi importano più da quando non fanno MondoMerlot
Giacomo Widmann la ragione è validissima il vino merce è adatto alle sagre. Non alle Anteprime.
Matteo … io ho sostenuto a lungo la necessità di un marchio di qualità trentino forte, più forte … e più in generale marchi di qualità riferiti alla zona Alpi – Dolomiti, necessari perché ci sono prodotti agrolimentare o artigianale di qualità che nulla hanno a che fare con le produzioni dozzinali di altre zone …
Però le due cose non sono i antitesi … per adesso proviamo a tenerci sta agricoltura integrata – che la diamo per scontata ma non è affatto così – e speriamo che nel frattempo il marchio di qualità Trentino migliori la propria reputazione … se mi permetti un inciso, non siamo messi così male a livello mondiale te lo assicuro anche se ci sono potenzialità addomesticate con la frusta del quintalaggio
Widmann citando l’adagio “un buon integrato è meglio del biologico…”
Non lo so sai… io il polisolfuro lo conosco e lo odio … altri non lo so se lo conoscono, ma se ne accorgeranno e vediamo cosa diranno… speriamo che piova poco 😎
Ignoranza… Incompetenza…
È bello dare degli incompetenti agli altri, sottintende che noi sì, siamo dalla parte dei competenti… Poi ti trovi a dare più o meno esplicitamente dell’incompetente, o dell’ignorante, a qualcuno (non io) che nel mondo del vino è molto più importante di te, che magari ha ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, riconoscimenti che tu forse non otterrai mai… e allora qualche domanda dovresti fartela, se si tratti davvero di incompetenza e ignoranza…
Ostia Stefano ha perduto il suo classico aplomb …
Dai che poi brindiamo tutti, o quasi, con spumante Opera
Ma di cosa sta parlando? Da dove deriva il suo reddito? Il mio dall’agricoltura. Le certificazioni a cosa servono? Lei ha mai firmato un contratto con qualche ente certificatore?
Portiamo rispetto per l’impegno e il lavoro di tutti i contadi che stanno dietro “quell’ape maia” (come l’avete definita)! Quel contrassegno è simbolo di impegno nel rispetto dell’ambiente che ci circonda e nel produrre un prodotto più salubre. Quel simbolo è costato sudore e fatica per cercare di differenziarci. Quando lo vedete è garanzia di qualità e salubrità del prodotto trentino. Quindi cerchiamo di rispettare il lavoro degli altri, di informarci e non tirarci merda per ignoranza.
Tirare Merda? Rispetto? Ma di cosa parla? Comunque solo un nota: lei è sicuro che questo marchio serva per differenziare? No, perché si tratta di un marchio nazionale che mette sotto lo stesso cappello tutta l agricoltura italiana che notoriamente segue protocolli di lotta integrata differenti regione per regione.
Si a 4 euro la bozza. Ora capisco perchè è cosi facile prenderci per il culo. Tanto per capirci, quando paghi le fatture mutuo e mantieni famiglia esibisci il contrassegno dell’ape maia? Perchè a mi no i me lo accetta mai.
È facile prenderci per il culo perché pifferai magici xi raccontano che che il territorio non esiste, che ovunque va bene per tutto, che siccome la nostra roba vale poco almeno vediamo di farne tanta. Scordando e sopprimendo le piccole realtà che potrebbero evidenziare meglio un territorio che è uno sputo di superficie, la maggior parte coperta di zengi e boschi. Il problema è che si viene messi nellle condizioni di credere obbedire e combattere, e chi alza la testa diventa bersaglio per kilometri cubi di fango. Se va bene. Se no i te mete el cartel de ladro, e si potrebbeeo fare na scarica di esempi.
In effetti però forse ha ragione lei…serve per differenziarci. Sì, dall’ Alto Adige. Dove nessuno, dico nessuno, ha adottato questa certificazione. In questo senso sí serve per differenziarci. Los con Bozen. Sempre più Los
No mi non sopporto quando i sento scatarrare che il mercato non ha recepito le necessita del metodo cooperativo. No parlo perchè devento catif
Quel simbolo significa che ci siamo posti dei limiti più severi rispetto a quello che è la legge dell’integrato selezionando prodotto meno nocivi e con un impatto più basso possibile, oltre all’adozione di tutta una serie di pratiche utili a questo fine
Michele Perini la pregherei…di approfondire questo tema, perché quello che dice non è vero. Quel simbolo può esser adottato anche da chi usa protocolli di difesa integrata a maglie molto più larghe di quello adottato in Trentino. Questa certificazione non differenzia le pratiche virtuose del Trentino, ma le appiattisce sul livello nazionale.
Michele brao bravissimo. Moriremo da eroi
Michele Perini altro sarebbe stato se il Trentino avesse costruito un marchio locale autonomo e capace di rappresentare la nostra pratica virtuosa. Non di confonderla con quelle meno virtuose degli altri.
E i ponti che me svanza ?????????
Chiedo pietà, ma veramente vrediamo che robe come queste portino coscienza di prodotto e di produttori? Porteranno soldi nei portafogli dei manager, ma niente di più…
Ape maia o no lasciamo fare le operazioni di marketing a chi è competente e porta risultati ed evitiamo sopratutto di commentare a sproposito in campi dove non si ha la competenza ..ognuno al suo posto ( fin che el dura ) Grazie
Agli ordini. Come in caserma. E i giornalisti usiamoli solo per fare degustazioni. Possibilmente accondiscendenti. #seguirabrindisi
Sarà mejo. E varda che ghe sia #tartine e #pinotgrigio
Rispettiamo chi porta i risultati. Ma bottiglie in vendita a 3 euro e 99, sinceramente, non mi sembrano un gran risultato.
Ah perch vender el vim a 3,99 € saria marketing? Preferiso la Apple 🍏che la tegne i prezzi uguali dapertut e te paghi la qualità (se poderia discuterne) putost che svender el frutto delle nose terre causando problemi alle piccole cantine che no le pol vender bozze a quel prezzo ridicolo! 😡
Matteo mi pare che lei abbia cancellato un suo commento…come mai..? Lo lasci, lo lasci… così parliamo anche di quello…la prego.
No scusi mi son reso conto che era troppo sgarbato come commento .. anche perché poi mi son ricordato che non è stato invitato ad una presentazione una volta … mi pare .. comunque quando vuole fare due chiacchiere possiamo trovarci al nostro bar in comune .. (se se la sente) così possiamo discutere dal vivo di questi argomenti 😊. . A presto buona giornata 👋
tranqullo…matteo, che me la sento..me la sento. E Quando vuoi ci vediamo e ne parliamo…tranquillamente. (ero curioso… di sapere a quale degu di Mezza avrei partecipato, visto che credo sia una delle poche cantine, trentine e non, che non mi ha mai inviato alcun campione. ne invitato a nessuna degu interna.
Matteo Aldo Debiasi anzi per dirla fino in fondo: alle mie degustazioni alemno due volte sono state inserite bottiglie di mezza (una volta sui pinot grigio) e una volta sui metodo classico . E in entrambi i casi le bottiglie sono state regolarmente acquistate. (e in entrambi i casi, fra l’altro, le referenze di mezza avevano fatto bella figura).
La politica del supermercato!!!!
Fabrizio Tonolli ti questo El gat?
Me par de si…de aver za vist anca la location 😉
Costa de pu el tagliandino che el vim en de la boza
chi mi dice quanti marchi, di qualità o meno, ha il Trentino, vince una bamboletta di pezza (made in Cina). C’è una proliferazione assurda di marchi che fanno andare in brodo di giuggiole quelli del marketing, ma che non servono a una mazza, crea una confisione enorme alla gente, non distingue neppure il trentino dall’alto adige, figuriamoci. Se uno pensa all’Alto Adige… pensa istintivamente alle mucche nel prato verde, se pensa al Trentino… pensa a “le alpi in stile italiano”, cioè en casin 😂
Forse preferiva la coccinella