L’assemblea dei soci ha approvato la nuova impostazione dei disciplinari di produzione, dividendo il metodo italiano e il metodo classico.
Comunicato stampa n. 02/2018 a cura del Consorzio Tutela Vini Lessini Durello
Si chiamano “Lessini Durello” Metodo Italiano e “Monti Lessini” Metodo Classico le due distinte identità che l’assemblea dei soci ha deciso di dare allo spumante berico/veronese.
Con la dicitura “Lessini Durello” verrà indicato solo lo spumante prodotto in autoclave con metodo Martinotti, mentre la denominazione “Monti Lessini”, finora dedicata ai vini fermi, cambia pelle e diventa la casa ideale per lo spumante ottenuto con rifermentazione in bottiglia. Una scelta coraggiosa per questa DOC a 30 anni dalla sua nascita e che ha superato nel 2017 il suo primo milione di bottiglie.
«La denominazione ha avuto una crescita importante negli ultimi 5 anni, diventando la quinta DOC spumantistica italiana – spiega Alberto Marchisio, presidente del Consorzio tutela vino Lessini Durello – Il prodotto è sempre più richiesto anche dai mercati esteri e i produttori hanno sentito l’esigenza di fare chiarezza per il consumatore finale; in questo modo i due metodi di produzione saranno ben distinguibili e questa distinzione permette di sviluppare il potenziale di entrambi.»
Una scelta arrivata dopo il successo di Durello and Friends dello scorso novembre, dove i festeggiamenti dei 30 anni hanno portato tutti i produttori a una importante riflessione sul futuro di una denominazione in decisa crescita, testimoniata dall’apprezzamento da parte dei consumatori, soprattutto quelli più giovani.
La zona di produzione
La zona di produzione del Lessini Durello si trova sulle colline tra Verona e Vicenza. Sono coltivati a Durella 366 ettari sulle colline veronesi e 107 ettari su quelle vicentine. Sono 428 i viticoltori che coltivano quest’uva autoctona.
Ad oggi le aziende socie del Consorzio del Lessini Durello sono 32:
Az. Agr. Bellaguardia, Ca d’Or, Casa Cecchin, Cantina di Monteforte d’Alpone, Cantina di Soave, Az. Agr. Casarotto, Cavazza, Collis Veneto Wine Group, Az. Agr. corte Moschina, Dal Cero, Cantina Dal Cero, Cantina Fattori, Franchetto, Az. Agr. Fongaro, GianniTessari, Marcazzan Fabio, Az. Agr. Masari, Az. Agr. Montecrocetta, Az. Agr. Sacramundi, Az. Agr. Sandro De Bruno, Az. Agr. Tamaduoli, Az. Vitivinicola Tirapelle, Cantina Tonello, Cantine Vitevis, Az Agr. I Maltraversi, Cantine Riondo, Cantina Valpantena, Cantine Marti, Family of Wine, Enoitalia, Cantina Denese, Az. agr. Zambon Vulcano
Sono nata a settembre, nel ’79 del secolo scorso. Sono laureata in giurisprudenza. Vivo da sola ma con tre cani, in una piccola casetta da cui posso godere di un panorama rassicurante e meraviglioso. Mi piace il vino buono e mi piace raccontarlo
Il cosiddetto metodo italiano è lo Charmat, corto. Ed è questo che alle condizioni date si affermerà sul mercato, ovvio. Spiace che soprattutto le numerose aziende agricole non abbiano capito l’assoluto bisogno di diversificare il metodo classico con una denominazione geografica più dirimente. I monti, a Reims come altrove, non scuotono i consumatori del classico e annebbiano i produttori. Condannandoli ad un inutile, doppio sforzo verso l’interno e l’esterno. Una storia già vista e scritta.
ma si un po’ di confusione, che male c’è?