Tutto s’è concluso con una sorda grande abbuffata. L’orda degli Accademici – le signore d’antan, in doveroso (ostentato) abito da mezza sera, che fanno man bassa di anonime tartine di presunte eccellenze territoriali, preparate da un consunto catering, tra cibo solo di flebile apparenza. E pensare che il convegno doveva volare alto, molto alto. Svelare il rapporto tra critica gastronomica – il vino non sembra degno di essere omaggiato in questi rituali, formali convivi – e la cucina territoriale. Dunque su come le presunte ‘bibbie del mangiar bene’ (scritte spesso da gourmet talmente improvvisati che riescono pure a mangiare a sbafo) giudicano il Trentino, la Vallagarina in primis. Sarà per il blasone dei relatori invitati, sarà per le disquisizioni sul fascino del loro lavoro, aneddoti e ricordi su tempi e modi inerenti l’iter redazionale delle varie gastropubblicazioni, resta il fatto che praticamente nessuno è entrato nel merito, nel difficile compito di stimare il valore concreto di un Trentino cibario in sostanziale deriva. Solo uno, tra i relatori, ha cercato di mettere il dito nella …salsa. Lo ha fatto Paolo Marchi, radici dolomitiche, un padre celeberrimo, quel Rolly Marchi inventore di sfide sciistiche e grandi eventi sportivi, non solo tra le montagne della sua terra natia, Lavis. Paolo Marchi ( inventore di Identità Golose, kermesse gastronomica tra le più quotate d’Europa) ha citato la carenza trentina di hotel di grande fascino, di ristoranti altrettanto competitivi, dell’offerta limitata, un turismo che si accontenta. Senza troppo insistere sulle cifre. Sul confronto – assolutamente perdente – con il vicino Alto Adige. Nonostante questo, nessuno ha voluto tornare a mettere l’indice nella salsa… Men che meno Maurizio Rossini, il potente manager di Trentino Marketing. Ottimismo e certezze, il domani in grande splovero, i giovani che saranno protagonisti grazie al ‘ritorno alla campagna, per consolidare le eccellenze’. Ecco, questa la parola davvero abusata, non tanto tra i curatori delle guide a marchio Espresso, Touring, Michelin o Slow Food. Ma proprio dai moderatori nostrani, dai dirigenti trentini ( pardon: roveretani) dell’Accademia della Cucina. E specialmente nelle parole ( di circostanza) del nostro caro assessore agro/turistico, Michele Dallapiccola. Che ha avuto il buon gusto di lasciare la sala pochi minuti dopo aver parlato. S’è comunque risparmiato una serie di ovvietà e nessun pungolo costruttivo.
Convegno inutile? Stando all’adesione, si direbbe proprio di sì. Rari, davvero rari gli operatori. Massimo una decina, mimetizzati tra un pubblico che raramente vedono comunque nei loro ristoranti, neppure in osteria. Ops: gli Accademici puntano alto, mangiano solo l’eccellenza. Ma si abbuffano di banali tartine. Gratis.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.