A inizio ottobre il signor Bruno Lutterotti, a capo della preziosissima Produttori di Toblino, uomo mitissimo e dalla schiena dritta, è stato fatto fuori, seppure con i modi felpati ed educati in uso fra i manager reazioari al soldo della cooperazione trentina, dalla presidenza di CAVIT.
All’inizio di questa settimana il signor Bruno Lutterotti, a capo della preziosissima Produttori di Toblino, uomo mitissimo e dalla schiena dritta, è stato fatto fuori, seppure con i modi felpati ed educati in uso fra i manager reazionari al soldo della cooperazione trentina, dalla presidenza di Consorzio Vini del Trentino.
La violenza mercantilista a cui si ispira l’ortodossia manageriale della cooperazione trentina non fa sconti. O di qua o di là. O con noi o contro di noi. E anche gli uomini miti, ma con la schiena dritta, finiscono nelle fauci brutali del moloch globalista senza scrupoli. E senz’anima.
La restaurazione non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La restaurazione è un atto di violenza.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.