Era il 1958 quando, con una delibera del Consiglio di amministrazione presieduto dall’allora Presidente Bruno Kessler, venne attivato a San Michele l’Istituto Tecnico Agrario. Sono trascorsi 60 anni e in questo arco temporale la scuola ha saputo mantenere elevata la propria reputazione sia a livello nazionale che internazionale, adeguandosi ai cambiamenti e alle sfide, sempre più incalzanti, della tecnica e della tecnologia. Questa mattina la Fondazione Edmund Mach ha celebrato l’importante anniversario con una cerimonia che ha visto intervenire, accanto alle autorità in rappresentanza della Provincia autonoma di Trento, i primi primi diplomati, gli ex docenti, gli studenti dei nuovi indirizzi attivati nel corso degli anni.
“E’ un fiore all’occhiello del nostro territorio trentino sul piano della formazione e della ricerca” ha esordito il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che non ha nascosto la sua emozione di ex studente. “San Michele è un riferimento importante per il settore agricolo trentino, ma è anche una scuola di vita, pratica e concreta. In Trentino abbiamo molte eccellenze e la Fondazione Mach è una di queste. Riteniamo che l’ente di San Michele debba investire ancora, anche con la ricerca, per dare risposte concrete alle esigenze del mondo contadino: una ricerca che dovrà avere ancora di più forti ricadute sul territorio”.
“Quello che si festeggia oggi è un compleanno importante – ha spiegato il direttore generale FEM, Sergio Menapace- all’interno di un percorso caratterizzato da 144 anni di storia. Nel tempo la scuola ha preparato molte professionalità che si sono distinte a livello locale, nazionale e internazionale. Noi oggi portiamo avanti un investimento che ha costruito chi ci ha preceduto, quindi con la responsabilità e l’impegno di mantenerlo alto, aperto e innovativo all’interno del panorama formativo mondiale”.
L’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli, ha salutato ex docenti ed ex studenti spiegando è anche grazie a loro se oggi San Michele è un istituto importante, “un luogo che coniuga storia, tradizione, istruzione e ricerca. La vicinanza delle istituzioni– ha assicurato- continuerà ad esserci”. Il sindaco di San Michele, Clelia Sandri, lo ha definito un polo culturale rinomato con una scuola altamente qualificata, ben integrato nella comunità che lo ospita, mentre il presidente di Udias, nonché consigliere di amministrazione FEM, Lino Lucchi, ha ricordato l’importante ruolo svolto dall’associazione dei diplomati che opera ininterrottamente dal 1946.
“Sono grato a coloro, docenti ed allievi, che ci hanno preceduto – ha evidenziato il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì- perché hanno aperto una strada importante ed hanno fin da subito reso importante il nome di S. Michele in tutti gli ambienti dove hanno operato. Ora il nostro impegno è quello di mantenere alto questo “brand” all’insegna dei valori di onestà, passione e professionalità che ci hanno trasmesso.”
Quando la scuola venne attivata il Trentino agricolo aveva bisogno di tecnici diplomati, adeguatamente preparati per affrontare lo sviluppo socio-economico del territorio. I tempi erano maturi per creare un’agricoltura moderna, sostenibile e che potesse garantire un reddito alle famiglie contadine. Una scuola con una proposta formativa all’avanguardia all’ora, e ancora di più oggi. I suoi diplomati, quasi 3000, sono preparati e competenti. Studenti che parlano inglese e tedesco, utilizzano nuove tecnologie e sensori per il monitoraggio delle colture, sono ben inseriti e raccordati fortemente al territorio grazie alle stage e ai tirocini aziendali, ma soprattutto fortemente indirizzati a praticare una agricoltura sostenibile e questo grazie all’interscambio con gli altri centri della FEM che fanno dell’ente di San Michele un unicum a livello nazionale.
Per l’occasione sono stati premiati gli studenti primi classificati nel concorso “Il miglior erbario” organizzato dai docenti dell’area di scienze; sono seguiti gli interventi dell’enologo Angelo Rossi e del prof. Francesco Spagnolli sul tema “Il ’68 a S. Michele: Come il movimento studentesco influenzò gli studenti dell’Istituto Agrario”. Infine, spazio ai ricordi dei veri protagonisti della giornata: gli ex-allievi e gli ex-insegnanti.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.