Dopo Ritratto, lo storico rosso icona presentato nella sua versione rinnovata due anni fa a Verona, Cantina La-Vis lancia a Vinitaly 2019 Maso Franch, un altro vino unico, emozionante e sorprendente, che porta nel bicchiere l’intensità dell’ambiente incontaminato dal quale proviene.
Chardonnay e Incrocio Manzoni del vigneto Maso Franch, 24 mesi di affinamento sui propri lieviti in parte in acciaio e in parte in piccole botti di rovere francese, 10 anni di potenziale invecchiamento: ecco la carta d’identità del nuovo speciale bianco di Cantina La-Vis presentato ufficialmente a Vinitaly.
Maso Franch nasce negli omonimi vigneti che si estendono alle porte della Valle di Cembra, in una zona che gode di un’ottima esposizione al sole e dove i caratteristici muri a secco delimitano i vari appezzamenti di terreno in terrazze. L’ambiente incontaminato e il bosco ceduo che circondano il vigneto esaltano la peculiarità di questo ecosistema agricolo e fanno di Maso Franch una realtà unica in Val di Cembra: qui, dove un tempo un vecchio maso faceva da guardia a un ambiente straordinario, oggi la vite trova le condizioni ideali per crescere e vivere in un perfetto equilibrio vegetativo e produttivo.
Il momento della vendemmia è stabilito attraverso l’assaggio degli acini in vigna: solo quando fragranza e salinità si uniscono a sensazioni mature e dolci, l’uva viene raccolta manualmente in piccoli contenitori. Inizia così il viaggio di Maso Franch in cantina, un percorso artigianale in cui ogni passaggio viene valutato con cura meticolosa. Pochissimi travasi, molta pazienza e assaggi costanti permettono a questo vino di esprimere tutte le potenzialità del territorio unico dal quale proviene. Intensità e stupore per un vino che, come quel maso, crea l’emozione della scoperta e della conquista.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.