Dopo di noi il diluvio. I gazebo smantellati per non farli rovesciare, produttori che corrono a mettere al sicuro le casse di vino.
Io corro verso la macchina tirando accidenti, qualche bottiglia sarei tornato a prenderla, prenderò solo la grandine al ritorno, per fortuna chicchi piccoli.
Sono a Vinissimo 2019 a Biassono, in Brianza, dove c’è la mostra mercato dei vini naturali, biologici, biodinamici e PIWI. Sarei tornato a comprare il 310 di Nove Lune, una bella conferma della piacevolezza di un Solaris ben trattato. Anche gli altri meritano: Rukh (Bronner/Johanniter), affinato in anfora, e Theia, il passito da Helio, Solaris e Bronner, sono in bottiglia da poco, necessitano di affinamento ma hanno bellissimi profumi e non un difetto. Heh è un vino sur lie, anche lui Solaris in purezza, beverino e complesso allo stesso tempo.
Sarei tornato anche a comperare il Magy di Hermau, metodo classico solouva, il 2018 ha un bellissimo fruttato con profumi di frutta bianca; avrei fatto un pensierino anche sull’Orange, Gewürztraminer, affinato in anfora, intenso ed elegante e al Razént, nebbiolo dalla vaniglia dolce e non troppo invasiva.
Avrei preso l’Insolito di Cavic, in Trentino, un blend di Kerner e Solaris macerato sulle fecce, con profumi di acacia e un tocco di vaniglia. Semiaromatico il Kerner, altrettanto si può dire del Solaris.
Dalla piemontese Ceste mi sarei procurato il Ratio, un blend di Bronner/Johanniter premiato per il 2017 con il Gold Medal International PIWI Award, ahimè terminato e non più in vendita, ma anche ottimo il 2018, con profumi di pera e fiori bianchi, più fresco.
Terre di Gnirega, nella Valpolicella, produce un morbido rosso, l’Armeno e un Valpolicella fruttato. Elegante anche l’Amarone, il Ripasso invece ha un leggero difetto che dovrebbe scomparire con un po’ di affinamento in bottiglia. Il loro vino più sorprendente è un frutto del caso, di un’annata piovosa e della botrite che ha lasciato pochi grappoli, o forse pochi acini, integri; quelli residui sono passiti e hanno prodotto un vino, questo Ostrega, che ha profumi di fichi e di frutta esotica, secco con una pseudodolcezza data dal glicerolo prodotto dalla botrite. Ricorda il Marsala o lo Sherry ed è veramente particolare.
Questi i vini che avrei comprato, e invece sono a correre verso il parcheggio sperando di non inzupparmi. Maledetta pioggia, maledetta primavera che non c’è, acqua contro vino oggi vince uno a zero.
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.