Sarà che sono un sentimentale, ma il Crosano (Trentino Doc 2018 – Albino Armani 1607 da uve Traminer Aromatico) mi ha emozionato. Moltissimo. Tanto che al primo sguardo, e al primo sorso, mi si sono inumiditi gli occhi.

Sarà che i pensieri sono volati ad un altro, e d’altri tempi, Traminer Aromatico firmato da Albino Armani: quello vinificato dalle uve coltivate a Maso Michei, in alta Valle dei Ronchi, da Giuseppe Tognotti; bottiglia ormai e purtroppo fuori produzione, perché il Maso è finito sotto il cappello alto atesino del marchio Hofstätter. Un vino, quello, che ha fatto da colonna sonora e alcolica a tante mie giornate (e nottate) oblique e spensierate trascorse al Maso. E non solo al Maso.

Sarà che leggere in etichetta una declinazione toponomastica baldense – CROSANO -, mi è apparsa come una piccola rivincita personale e politica rispetto all’impostazione tutta trentina stupidamente appiattita sul varietalismo e sempre più indifferente al territorio. E poi quel toponimo, Crosano, corrisponde alla mia Heimat intima ed emotiva, una piccola patria in cui negli ultimi anni ho ritrovato un senso di comunità che avevo smarrito. E così il cerchio quasi si chiude. Ma di tutto questo, e per tutto questo, devo ringraziare, dobbiamo ringraziare, quel sincero territorialista, nella teoria e nella prassi, che si chiama Albino Armani, il Chatwin irrequieto della vitienologia italiana.

Sarà, infine ma non infine, che questo vino è buono. Semplicemente buono. Molto buono. Però, attenzione, bisogna accostarsene facendo tabula rasa del mainstream enologico alto atesino e degli archetipi densamente mielosi e alcolici sud tirolesi. Il Crosano è un’altra cosa. Del resto ogni territorio, anzi ogni terroir, per fortuna esprime le proprie inclinazioni e il proprio timbro. Altrimenti che territorio, e che terroir, sarebbe? Per dire: questo Crosano non solo è molto diverso dal prototipo tirolese ma è differente anche dalla succitata bottiglia del Maso che si esprimeva elegantemente nel carattere della magrezza e della verticalità, più nei toni erbacei che in quelli fruttati.

Ma torniamo a Crosano e al Crosano, ammesso che dopo questa lunga e noiosa premessa ci sia ancora qualcuno che sta leggendo. Le uve sono coltivate a circa 600 metri di quota sul versante  del Monte Baldo che si affaccia maestosamente sulla Vallagarina di Mori e Rovereto. Un piccolo appezzamento, circa un ettaro di vigneto, che fa parte dei circa 6 ettari coltivati a vite dalle Tenute Albino Armani 1607. Il resto del vigneto è coltivato  a Chardonnay e Pinot Nero destinati alla spumantizzazione classica della maison Armani, da cui nasce il doc Trento CLÈ.

Nel bicchiere il Crosano si esprime in un paglierino caldo con riflessi intensamente dorati. Il bouquet non tradisce le aspettative dello sguardo e si apre a ventaglio su sensazioni aromatiche calde, la speziatura di cannella, noce moscata e liquirizia fa da trama su note significativamente floreali di rosa di macchia e di fiori di piretro, che poi lasciano il campo alle densità olfattive della frutta esotica come l’ananas e la banana e alla pienezza dell’albicocca candita, della pesca gialla e della mela golden molto mature, in un sottofondo di cerino che chiude con rigore l’esperienza del naso. Tutto  questo si riflette coerentemente in bocca in un impasto elegante e morbido, di media struttura, con una grassezza tipica che si spande e si allarga soavemente ma non disturba, fino a chiudersi su una sensazione vischiosa, a tratti olearia, di miele di castagno, leggermente amaricante che dona a questo vino un timbro stilistico inconfondibile.

(Albino Armani 1607 – Crosano 2018 – Trentino Doc – 13 Vol – distribuito da Proposta Vini – prezzo euro 6,60 iva esclusa)