È durata poco la prigionia di M49. L’orso ha scavalcato il recinto elettrificato di Casteller a distanza di poche ore dalla cattura. Ora l’ordine governativo è perentorio: sparare a vista. La caccia al fuggiasco è già cominciata.
La dietrologia è facile e già si spreca.
La grande fuga potrebbe essere stata, per così dire, facilitata per giustificare l’abbattimento dell’orso ribelle e sfamare la voglia di vendetta della folla contadina, questa sì inferocita, aizzata da Fugatti e dai suoi collaterali di Coldiretti a cui il governatore aveva già venduto la pelle (dell’orso) in cambio di un pugno di voti.
Oppure a favorire la grande fuga di M49 potrebbe essere stata la disastrosa inesperienza al limite della colpevole faciloneria con cui i servizi provinciali hanno gestito tutta la partita LIFE URSUS. Il caso Daniza docet.
Ma forse, invece, è solo una questione di istinto e di libertà. E quella di M49, allora, è solo una fuga per la libertà. Perchè la libertà è soprattutto una questione di istinto.
Per tutti.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.