Come la storia delle bollicine trentine trova in Giulio Ferrari il suo capostipite, così la storia dei vini rossi trentini vede in due brillanti figure di enologi, quali furono Riccardo Zanetti e Leonello Letrari, altrettanti straordinari innovatori che agli inizi degli anni Sessanta seppero schiudere nuove prospettive agli ancora angusti orizzonti dell’enologia locale. Proprio in quegli anni la viticoltura trentina cominciava ad affrancarsi dalle antiche pratiche colturali: i vignaioli cominciavano a guardarsi intorno, a fare confronti, ad assaggiare i vini d’Oltralpe, a viaggiare. Fu così che due pionieri della moderna enologia, Riccardo Zanetti, dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige con la collaborazione del prof. Fraco Defrancesco, e Leonello Letrari, all’epoca enologo della cantina Bossi Fedrigotti, intuirono non solo le potenzialità offerte dal Cabernet e dal Merlot ottenuti in Trentino, ma anche la disponibilità del mercato, sia nazionale che locale, ad accogliere un nuovo vino. A distanza di poco l’uno dall’altro nacquero i primi bordolesi: il Castel San Michele dell’Istituto agrario e il Fojaneghe di Bossi Fedrigotti, due rossi di grande carattere, prodotti con un taglio di Merlot e Cabernet secondo l’uso di Bordeaux. Fu una novità non solo per il Trentino, ma anche per l’Italia. I bordolesi trentini furono infatti i primi vini di questa tipologia ad essere imbottigliati nel nostro Paese. Era l’alba di una nuova epoca per la vitivinicoltura locale. Il Fojaneghe fu un successo nazionale ed internazionale tanto che, preceduto dalla sua fama, fu venduto anche in Australia. In Italia, fra i molti entusiasti sostenitori, si contava anche qualche vip come Raimondo Vianello e Cino Tortorella. Oggi quei vini sono ancora in commercio e tengono viva una tradizione che può vantare molti altri rappresentanti. Col tempo i bordolesi trentini hanno saputo rinnovarsi, evolvendo insieme al gusto dei consumatori: non più solo Cabernet e Merlot, ma anche Teroldego e Lagrein in quantità adeguate a dare al vino un’anima più trentina, una nota di terroir per un’espressione enologica più autenticamente locale.
A questa tradizione Palazzo Roccabruna rende omaggio dal 24 al 26 ottobre con un evento dal titolo “I bordolesi del Trentino: dai ruggenti anni Sessanta ad oggi” che prevede la possibilità di degustare nelle sale dell’Enoteca – dalle 17.00 alle 22.00 – un’ampia collezione di vini.
Sabato 26 ottobre ad ore 18.00 l’Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggio (ONAF) – sezione Trentino proporrà un laboratorio dal titolo “Avvinati ed affinati” durante il quale saranno proposti in degustazione formaggi trentini e veneti affinati in vino o vinacce in abbinamento ai bordolesi trentini.
Inoltre, sempre sabato, dalle 19.00 alle 22.00, sarà ospite di Palazzo Roccabruna il Rifugio Bindesi di Trento per un appuntamento del ciclo “Il piatto dello chef”. Le gustose proposte della cucina potranno essere accompagnate dai bordolesi del Trentino, in particolare da quelli della Cantina Letrari di Rovereto i cui rappresentanti saranno presenti in sala.
Info e prenotazioni tel. 0461/887101
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.