Mi capita solo ora sotto gli occhi uno dei soliti pistolotti prenatalizi che la stampa (digitale) di settore dedica al Trento Doc per aiutare la denominazione a spingere un po’ i consumi durante le feste. A parte il pistolotto, che resta sempre il solito pistolotto encomiastico, Italia a Tavola fa anche un utile riassunto dei numeri, non tutti verosimili a mio giudizio, della denominazione. In realtà niente di nuovo per chi frequenta l’ambiente. Ma un ripasso fa sempre bene. Tuttavia a farmi riflettere sono il numero delle aziende associate all’esclusivo club TRENTODOC, 54, e quello delle bottiglie vendute, 9 milioni.
La statistica, quindi, suggerirebbe di affermare che mediamente le aziende del Trento producono circa 150/200 mila pezzi ciascuna. Ma questo conto è un po’ come quello dei polli di Trilussa. Perché almeno la metà dei 9 milioni di bottiglie è prodotta da una sola maison: Ferrari; che, detto per inciso, si appresta a costruire una nuova cantina (25 milioni) con tanto di immancabile cupolone pronto a troneggiare sulla città quasi ad esprimere una velleità egemonica.
Ma torniamo ai polli di Trilussa e a quelli del Trento. Dunque, una sola azienda produce la metà delle bottiglie in circolazione; 4 aziende insieme raggiungono 7 milioni e mezzo di pezzi. E infine se ci fermiamo alle prime 8 per potenza di volume arriviamo attorno a 8,5 milioni e mezzo di bottiglie. Questo vuol dire che ci sono altre 45 maison che si spartiscono una fetta di produzione da mezzo milione di pezzi, così da farle assomigliare, almeno per l’impegno sul metodo classico, più inclini all’hobby appassionato che all’intrapresa vitivinicola.
Insomma ne esce il ritratto, ma anche questa non è una novità, di una denominazione scheletrica e asfittica, per fortuna trainata dalla effervescente locomotiva della famiglia Lunelli. E a questo proposito suggerisco la lettura di un articolo scritto qualche settimana fa dal bravo collega Angelo Peretti sul suo Internet Gourmet, nel quale si da conto di un’indagine effettuata mettendo in fila i risultati del motore di ricerca Wine-Searcher, sulla notorietà internazionale del Trento. Che, secondo le conclusioni ragionevoli e condivisibile a cui arriva il giornalista veronese, risulterebbe completamente appiattita sul marchio storico della Real Casa di Ravina.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.