Un Poli (Giulio) ci ha lasciato, lasciando un po’ di nostalgia in tutti noi che andavamo a comprare la grappa, lì vicino al lago dedicato alla madre di San Vigilio. I Poli, una tribù di distillatori tutti amici e tutti competitivi tra di loro per realizzare un prodotto raffinato. Un più su, a Ciago, faceva la stessa cosa anche l’Onorino Zuccati. E un po’ più in là, alle Sarche, la faceva anche Arrigo Pisoni
Una terra di autentici distillatori, nascosti ad occhi indiscreti, quando la distillazione era di“strabauz” cioè lontana dagli occhi indiscreti dei commissari austriaci dei tempi dell’impero.
I loro alambicchi erano di rame, alti un po’ più di un uomo, quasi nascosti in antri così piccoli, che quando si distillava divenivano talmente saturi che ti ubriacavi solo ad entrarci.
Parlo ovviamente del passato Millennio, degli anni ’80 quando la gita alla Valle dei Laghi era un’ottima scusa per degustare, acquistare e far due chiacchiere.
Un giorno un amico (Angelo Rossi o Arrigo Pisoni, non ricordo bene) mi portarono a vedere questo magico rito dove l’alambicco veniva riscaldato con tanta legna, si gettava la testa e la coda della distillazione in modesti secchi di ferro con tanto di manico.
“Sa – mi dissero – se deve far così perché non sol no la è bona ma la pol anca copar …!!”
Andava allora di moda il distillatore ideato da Tullio Zadra, tutto di rame, un elegante fiore all’occhiello della distillazione. Ma molti copiarono e risparmiarono.
Anno dopo anno, la Grappa Trentina ha finalmente assunto una sua dignità commerciale, con tanto di bolli e piombi della Guardia di Finanza, è quasi un prodotto di élite anche se ora se ne può fare tanta di più!
Si distilla però sempre con attenzione, con manometri modernissimi: naso, esperienza e manualità non si usano più. Conta di più l’etichetta, la bottiglia raffinata e … il sito web per la vendita online.
Al Poli volato via, nell’etere, il ricordo affettuoso e grato di un’epoca che non tornerà più, da un ammiratore del tempo che fu.