Ho sempre pensato (fingendo di non crederci) che la mia razza bruno trentina nascondesse in sé una dose di autolesionismo.
Non ce ne siamo mai accorti ma ora tocca a noi.
Certo che quello che scrivo risulterà un po’ forte per la mia cattolica e celtica razza piena di sogni, di chimere e favoritismi vari. Certo dispiacerà a chi ha scelto le careghe degli altri, perdendo progressivamente le proprie stabilità, ma non dispiacerà a tutti coloro che anno dopo anno, con innato buonsenso, si sono costruite eleganti case al paesello di origine, aumentando le loro prebende alla faccia della crisi.
Le migole sono state distribuite a destra e a sinistra, come il becchime alle galline.
Dio sa quelli che le hanno percepite e che vivono tranquilli a casa per Virus, ma non una Magistratura ridotta alla corsia di pronto terapia.
E se da una parte mancano le mascherine, lì mancavano la fotocopiatrice e la carta. Tutti e solo per lavorare.
Mi spiace davvero per il manager della salubrità trentina al quale hanno aumentato  i benefit, alla faccia di quelli “in prima linea” che si sono messi in rete con i lividi provocati da sistemi che non immunizzano perfettamente.
Ma anche in questo caso il silenzio è d’oro.
Vabbè, ma dobbiamo parlare di vino e dintorni, pensare agli agricoltori allo sbaraglio virale, non certo a tenute siciliane o a quelli che in questi anni passati hanno abbandonato il campo vendendo e svendendo a cantine più forti.
No, non me la sento di scrivere di vino e spumante che hanno sapore di crosta di pane e di fiori, che fanno tanto “compagnia” e socialità, delle vigne perdute e delle bottiglie svendute, di questa nostra immagine pallida quasi una mela golden al supermercato, del governo locale perso e disperso quanto quello centrale.
NO, non me la sento proprio: perché sono Trentino DOC e dunque autolesionista storico!
Alla faccia dell’ottimismo seriale.