Ci sono quelle serate di presentazione dei vini a cui si va perché vini e produttori ti sono ignoti e li vuoi conoscere; e ci sono quelle presentazioni cui si va perché i vini già li conosci, e ci vai perché hai voglia di ritrovarli.
Questa era appunto una di quelle occasioni, i vini li conoscevo già, li avevo bevuti in una gelida giornata di maggio, di cui avevo a suo tempo scritto e volevo ritrovarli.
Era una bella giornata di fine ottobre, l’aria tiepida, i mezzi affollati. L’estate doveva essere ancora lì, da qualche parte, sotto gli alberi di un viale o nei cubetti di porfido, scacciati dall’asfalto negli anni dell’auto, per poi tornare nelle stesse vie diventate isole pedonali.
In un locale di una delle vie della movida milanese quella sera presentavano i vini di Tenuta La Cà di Calmasino nel veronese, con qualche stuzzichino ben curato in abbinamento.
La cantina è giovane, ma i vigneti c’erano da un pezzo. Ricordo due bei Chiaretti, bevibili e fruttati, e non è facile trovare dei Chiaretti decenti da quelle parti. Odiatemi per questo, ma è vita vissuta.
C’era un bianco, piacevole e fruttato. Se devo fare un appunto a questi vini, li ricordo un po’ troppo perfettini, quasi scolastici. Però sono tornato a berli, e vorrà pure dir qualcosa.
Poi c’erano gli altri, quelli di carattere.
Il bellissimo Intuito 1, che è un esperimento, un bianco da uve già presenti in azienda, frutti gialli, sapido, di corpo e una potenzialità di reggere gli anni da fare invidia a molti.
Ma è figlio unico di madre vedova, non lo produrranno ancora, e chissà se ce n’è ancora una bottiglia da qualche parte. Un peccato. Avranno nuovi Intuiti, promettono, sempre diversi di anno in anno. Felici intuizioni, vi auguro, e prosit.
Un rosso suadente, il Calis, una variazione del taglio bordolese. Ricordo struttura, frutti rossi e spezie, l’abbinamento con il parmigiano era praticamente perfetto.
Il freddo pungente di maggio era lontano, la sera milanese rilassata e vivace allo stesso tempo, le luci, il movimento. Le ragazze, agghindate per la sera. Un altro mondo, un’altra era, ed erano solo pochi mesi fa
Erano mesi che venivo descritto da un Lorem Ipsum e non mi decidevo mai a cambiarlo. Un po’ per pigrizia, ma anche perché mi piaceva che a descrivermi fosse un nonsense poetico, che parlava di un luogo remoto, lontano dalle terre di Vocalia e Consonantia … oggi però sento che è venuto il momento.
Lombardo di nascita e residenza, trentino di origine e di cuore, qualche affetto mi lega anche al Piemonte. Di mestiere faccio altro, il consulente di ICT Management; fino a non molto tempo fa il vino lo ho frequentato solo dall’orlo del bicchiere.
Conosco Cosimo Piovasco di Rondò da quando eravamo bambini; un giorno ho cominciato a scrivere su Trentinowine, per gioco, su suo suggerimento, e per gioco continuo a farlo. Seguo il corso di sommelier della FISAR Milano, divertendomi un sacco.
Più cose conosco sul vino, meno mi illudo di essere un professionista o un esperto. Qualcuno, ogni tanto, dice di leggermi e di apprezzare questo mio tono distaccato; io mi stupisco sempre, sia del fatto che mi leggano, sia che apprezzino. E ne vado fierissimo.