Altra bottiglia riemersa dalla polvere del 2015 e ripescata dal buio della cantina, ormai spettrale, in questi giorni di quarantena: Pinot Grigio 2015 (Valdadige Doc 12,5% vol. – Cantina Valdadige).
Una gran bella lezione per quelli che (e nella schiera di quelli con il nasino all’insù mi ci infilo per primo) pensano, sbagliando, che i bianchi, e soprattutto i Pinot Grigio, prodotti da quelle parti siano vini d’annata e da pronta beva. Niente di più sbagliato: provare, anzi bere, per credere.
Ancora uno splendido colore paglierino brillante, mentre già dalla bottiglia, ancor prima che dal bicchiere, salgono ricchi sbuffi di frutta matura: una pera varietale da manuale, che riconoscerebbe anche un bevitore alle prime armi con il raffreddore cronico.
L’ingresso è vivace, per nulla sfiancato dai quattro anni di bottiglia. Una vivacità che non si è arresa al tempo, e neppure al sole calientissimo che arroventò il 2015, e che si propone sfoderando ancora una fragranza freschissima e poi la pera che torna, una pera profumatissima e riccamente polposa. Matura al punto giusto, pronta per essere addentata. Anzi presa a morsi.
Prezzo, shop aziendale: euro 7,60
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!