Ricevo e volentieri pubblico:
Il declino del sistema vino, per come lo conosciamo, è iniziato quando il settore ha adottato le modalità operative del fast beverage con il ciclo di consegna continua, nella speranza di vendere di più.
Noi non vogliamo più lavorare così, è immorale. Non ha senso che una nostra bottiglia di vino, o un nostro spumante, vivano sugli scaffali per tre settimane, diventino immediatamente obsoleti, e vengano sostituiti da merce nuova, che non è poi troppo diversa da quella che l’ha preceduta.
Noi non lavoriamo così, troviamo sia immorale farlo. Abbiamo sempre creduto in una idea di un vino senza tempo, nella realizzazione di bottiglie che suggeriscano un unico modo di acquistarli: che durino nel tempo.
[…] Ma questo sistema, spinto dalla globalizzazione, è diventata la mentalità dominante. Sbagliato, bisogna cambiare, questa storia deve finire.
Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto, per disegnare un orizzonte più autentico e vero. Basta spettacolarizzazione, basta sprechi. Da tre settimane lavoriamo affinché, usciti dal lockdown, le collezioni del nostro vino rimangano in enoteca almeno fino ai prossimi anni, com’è naturale che sia.
E così faremo da ora in poi. Questa crisi è anche una meravigliosa opportunità per ridare valore all’autenticità: basta con il vino come gioco di comunicazione, basta con le comparsate in giro per il mondo, al solo scopo di presentare idee e bottiglie blande.
Basta intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi si rivelano per quel che sono: inappropriati, e voglio dire anche volgari. Basta con le fiere del vino in tutto il mondo, fatte tramite i viaggi che inquinano. Basta con gli sprechi di denaro per gli show, sono solo pennellate di smalto apposte sopra il nulla. Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione del vino più umana.
Questa è forse la più importante lezione di questa crisi.
Trento, 24 aprile 2020
Enrica Zanoli
Presidente di Co.Vi.Vi.Tre. – Consorzio della Vigna e del Vino del Trentino
Che bello sarebbe se questa lettera fosse vera. Purtroppo non lo è. Enrica Zanoli è un nome inventato. Così come non esiste alcun Co.Vi.VI.Tre. Insomma nessuno si illuda: è tutto uno scherzo da quarantena nato manipolando, ma solo leggermente, la lettera, questa sì vera, scritta dallo stilista Giorgio Armani e indirizzata al mondo della moda: qui si può leggere l’originale.
Che bello se anche nel mondo del vino (trentino) ci fossero personaggi di questo calibro. Creativi. Pragmatici. Proattivi. Con la capacità di fare autocritica e di cambiare strategia. Ma non ci sono. Purtroppo ci sono, invece, solo replicanti e caporali che abitano abusivamente le stanze destinate ad una classe dirigente che non c’è. Un esempio: ecco come in questi giorni il presidente, uno a caso fra i tanti, di una grande cooperativa trentina, una a caso fra le tante, ha illustrata la strategia di uscita dalla crisi covid-19i:
[…] Non abbiamo indicazioni certe per il prossimo esercizio, quello della vendemmia 2020. La durata di questo blocco economico causata da questa pandemia, la sua diffusione, gli effetti che il tutto porterà nel movimento turistico così come nella nostra vita quotidiana non sono al momento assolutamente prevedibili, ma non vogliamo che ci colgano impreparati.
Rimane imprescindibile il nostro rapporto con il Consorzio CaVit, con il quale stiamo costantemente monitorando l’evoluzione della situazione economica così come abbiamo allo studio alcune iniziative rivolte in particolare a quelle Denominazioni storicamente più orientate alla ristorazione che maggiormente stanno incontrando difficoltà di collocazione sui mercati. Per quanto riguarda infine la distribuzione diretta continueremo a cercare di soddisfare la Clientela sia locale che nazionale, con e opportune iniziative di ripartenza […]
Basta così. Perché continuando si rischierebbe di sfondare, verso il basso, la scala antropologica sciasciana. E naturalmente in bocca al lupo cari amici contadini e viticoltori cooperativi trentini. Ne avete bisogno. Oggi ancora più di ieri. Oggi più che mai.
#seguirabrindisi
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Peccato, mi sembrava vero e ne ero felice.
Inutile illudersi tutto tornerà in Italia con il solito tran tran
di parole e tavoli di regia ……