[ illustrazione a cura di  Domenico La Cava© ]

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Il Tribunale del riesame di Trento, ieri, ha dissequestrato la tenuta mezzacoronara di Feudo Arancio, in Sicilia. Possedimenti scaraventati qualche mese fa nel vortice maleodorante di un’inchiesta per riciclaggio di beni mafiosi: si tratterebbe di robe poco edificanti risalenti a vent’anni fa. Affari e affaristi di cui da vent’anni si vocifera più o meno ad alta voce. I vigneti, quindi,  tornano, per ora, nella disponibilità della gruppo rotaliano, che potrà continuare a lavorarli. E a spremerli.

Non so quanto questa sia una buona notizia per la Sicilia e per gli operai delle campagne di Sambuca e dintorni. Di sicuro è una buona notizia per i contadini trentini che, grazie alle alte marginalità prodotte in mezzo al mediterraneo, potranno continuare a dormire sonni (quasi) tranquilli. Almeno per quest’anno.
Per il resto, l’indagine per riciclaggio a carico, anche, di un paio di tycoon coooperativi di casa nostra va avanti.

A quei due, sul serio, da uomo, e umanamente, auguro di uscirne netti e puliti, come una vergine intonsa. Illibati.

Ma da trentino, e politicamente, questo augurio non riesco proprio a cavarmelo dal cuore.

No, pur con tutta la buona volontà, non ci riesco.

PS: In realtà un augurio, dal cuore, mi verrebbe. Ma non lo scrivo. Perché alla fine, proprio alla fine, forse sono un uomo educato. E perfino comprensivo. Perfino.