Era da parecchio tempo che per tanti motivi, anche estetico – politici, non bevevo un TRENTO. Ma, soprattutto, erano tanti anni che non bevevo un TRENTO, così versatile, così abbracciante, così profondo, così tridimensionale. Così buono. Così TRENTO.
È capitato qualche settimana fa. Ancora in tempo di quarantena; una bottiglia riemersa dagli angoli nascosti e dimenticati della cantina: Vervè Riserva 2012 – Roveré della Luna.
MI piacerebbe raccontarlo questo TRENTO iconico in versione extra brut (cuvée Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco), raccontarne le sue pasticcerie, le sue tostature, le sue fruttuosità agrumate, le sue briosità esotiche, ma non posso farlo, non mi sento farlo: mamma Lidia, con cui ad ogni ora del giorno ho condiviso con mesta gioia le bottiglie nel tempo dell’isolamento, mi ha rubate le parole descrittive già al primo sorso. La mia sarebbe stata abituale prosa, la sua, invece, si è rivelata spontanea poesia espressa nella lingua madre: «Toi popo l’è ‘mpecà beverlo a marenda sto vim chi: questa l’è roba da cerimonie e da festa granda»*.
[*] – Hey figlio mio, bere questo vino in un pomeriggio di un giorno qualsiasi è un peccato: questo è un vino da cerimonia, da grandi occasioni, da feste comandate
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Prezzo Shop aziendale: 28,90 euro
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.