Sempre più in Trentino le Aziende Agricole produttrici di vino affidano la cura delle proprie viti ai cosiddetti terzisti.

Contadini “impresari” ai quali viene appaltato il solo e mero lavoro manuale, ivi compreso l’utilizzo delle macchine agricole, di tutta la filiera della produzione della divin bacca compresa la vendemmia.

Per tempi, modalità e indicazione dei trattamenti, tutto avviene sotto il diretto comando dei tecnici della Azienda Agricola di riferimento.

E’ chiaro che questo tipo di produzione assomiglia molto ai subappalti sempre più presenti nelle catene produttive di tipo tradizionale e non solo. Pertanto non c’è da meravigliarsi se anche il settore più longevo e più tradizionale, appunto quello agricolo, scimmiotta i paradigmi più estremi della cosiddetta catena del valore.

Lasciando stare il già problematico rapporto fra ettari coltivati e manodopera diretta, la domanda che a mio avviso si pone in questa situazione è relativa alla fiscalità di vantaggio delle Aziende Agricole, produttrici di blasonate e buone etichette, in rapporto alle altre Imprese.

Se con l’uso dei terzisti le stesse diventano semplici aziende di trasformazione, dalla bacca al prodotto finito, attuato in cantina vedo molto similitudini con le imprese tradizionali.

agricolturaSe così fosse non si giustificherebbero per niente le differenze fiscali in atto.

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