Nato a Rovereto nel 1947 (per i cultori di Bacco la più grande annata del secolo), studi classici a Trento e giuridici a Padova, ha abbracciato fin da giovanissimo la professione giornalistica. Negli anni Settanta ha seguito per il quotidiano L’Adige gli avvenimenti sportivi (calcio, ciclismo, sci, basket) e dal 1980 l’attualità politica nazionale e internazionale. Redattore, caposervizio, inviato, amante dei viaggi, della buona tavola e del buon vino, ha curato per 35 anni le rubriche enogastronomiche “L’angolo del buongustaio”, “Pantagruel” e “Gulliver”. Ha diretto “Papageno”, la rivista in italiano e tedesco che si occupa di cultura enogastronomica in quel vasto bacino che si identifica nella vecchia Mitteleuropa: Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Austria, Baviera, Ungheria, Slovenia e Croazia. Collabora con numerose riviste nazionali ed è responsabile per il Trentino- Alto Adige della guida internazionale Best Gourmet of Alpe Adria. Nei 50 ani di attività giornalistica ha ricevuto numerosi riconoscimenti: vincitore della “Penna d’oro”, del Premio “Delta del Po”, del Premio “Scandiano”, del premio “Città di Noto”, del premio “Franciacorta” alla carriera “per aver raccontato e promosso con sapienza e maestria l’enogastronomia italiana”. Nel 2011 gli è stato assegnato il Premio Francesco Fontana “Trofeo Leone di San Marco” per “la squisita sensibilità nel raccontare il mondo enogastronomico veneto e mitteleuropeo. E per l’innata capacità di emozionare il lettore con una scrittura che affascina per la qualità e la ricchezza dei contenuti”.
E’ accademico dei vini sloveni, nonché commissario nei più importanti concorsi enologici europei. Nel 2004 il Comune di Porec-Parenzo (Croazia) gli ha conferito la cittadinanza onoraria per aver contribuito a lanciare il turismo enogastronomico in Istria al termine della guerra nei Balcani.
Conto alla rovescia per il Beaujolais Noveau
In Trentino è già sulle tavole il Novello di Teroldego
Novembre, è tempo di vino novello. Un rito che si rinnova di anno in anno soprattutto in Francia dove la data di uscita del Beaujolais Noveau (il terzo giovedì di novembre e non sono ammesse deroghe) è preceduta da un battage che scandisce, giorno dopo giorno, le tappe del fatidico evento: quest’anno il 19 novembre. E quel giorno sarà festa grande all’insegna del motto: il Beaujolais Noveau est arrivèe.
Da noi, in Italia, purtroppo, da qualche anno il Novello sta perdendo l’appeal che si era conquistato grazie anche a Pino Khail che lo aveva fatto conoscere nel mondo. Oggi i 25 milioni di bottiglie di 15 anni fa sono solo un ricordo: non raggiungono nemmeno i 3 milioni di bottiglie. La colpa? Non è solo questione di moda. Purtroppo si erano inseriti nel business i soliti furbacchioni che hanno svilito il prodotto lanciando il Novello con le uve più disparate, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, fregandosene del disciplinare di produzione (la macerazione carbonica che esalta le caratteristiche dell’uva appena raccolta).
Risultato? Gli amanti del buon vino lo hanno abbandonato con le conseguenze che vediamo. Per fortuna in questo mare di lacrime alcune aziende, quelle più serie, hanno continuato a produrlo come prescrive il disciplinare. In particolare in Trentino che vanta quello che è considerato il vitigno ideale per la produzione del Novello: Sua Maestà il Teroldego. Vitigno che consente di ottenere un vino, il primo della vendemmia, che regala emozioni fin al primo sorso. E la cui vinificazione in Novello fu intuita e messa a punto per primo da Luciano Lunelli, il patriarca dell’enologia innovativa alpina scomparso poco più di un anno fa. Un vino, il Novello, che precede di qualche giorno la ricorrenza di San Martino (11 novembre), cara ai contadini, che chiude la stagione dei raccolti e consente di fare il bilancio di un anno di lavoro.
Trent’anni fa o giù di lì fui tra i pochi giornalisti a promuovere il Novello (nessuno sapeva che diavolo fosse, molti lo confondevano con il mosto, col “vin novo” e col “torbolino” da assaggiare con le castagne). E fui tra i primi a ribadire che era proprio il Teroldego il vitigno ideale per esaltare il Novello anche per le caratteristiche che lo avvicinano al Gamay francese, padre del Beaujolais. Fondamentale è la tecnica della macerazione carbonica al 100%, non un surrogato. Ed è il motivo per cui per colpa di certi furbetti del quartierino in Italia è scemato l’interesse per questo vino. Ma non in Trentino fortunatamente. Ed il merito è di pochi, ma buoni e bravi vignaioli.
Nei giorni scorsi ho assaggiato il mio preferito: il Novello dell’Azienda agricola Zeni di Grumo, San Michele all’Adige. Colore rosso rubino intenso e brillante con delle bellissime tonalità violacee. Al naso è una vera apoteosi di frutta (ciliegia e marasca in particolare). In bocca è fragrante, suadente, morbido, ammaliante. Una spremuta d’uva, profumatissima, appena raccolta. Chapeau. L’ho assaggiato con il frico (formaggio fuso con le patate, tipico della cucina friulana) preparato dalla mia mogliettina (ferrarese d’origine con mamma friulana). Una meraviglia. In alto i calici. E lunga vita al Novello, se fatto come Cristo comanda. In alto i calici.
Siamo sempre sotto scacco.. Italia paese di Palladio e del grande scenografo bellunese Pietro Gonzaga, arredatore di alcune torri del Cremlino.. deve sottostare a due pettirossi francesi; del cazzo.. che scendono da un aereo..!
https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Gonzaga
File Allegato
Hai fatto una foto per caso? O la puoi fare prima di giovedì?
Misteri della Grande Distribuzione. Una curiosità: il supermercato era italiano o internazionale (francese ad esempio)?
Come mai se il Beaujolais Noveau può essere commercializzato solo dal terzo giovedì di novembre, ieri l’ho trovato al supermercato?