Ci sono inestetisimi ontologici. Che vanno al di là delle intenzioni di chi ne è protagonista. Ma che risiedono, ontologicamente appunto, nell’essere. Nel fatto. Come il rumore di una posata strisciata involontariamente sulla ceramica di un piatto, come lo stridio di un gessetto che graffia la lavagna o come un paio di calzini da tennis indossati su un paio di

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